Il concordato preventivo biennale, introdotto quest’anno per incentivare le partite IVA a regolarizzare la loro posizione fiscale, ha generato un acceso dibattito tra i professionisti del settore, portando a numerose richieste di proroga e critiche da parte dei commercialisti e delle associazioni di categoria.
Secondo alcuni operatori fiscali, il termine attuale del 31 ottobre 2024 non è sufficiente per un’adesione consapevole, visto il poco tempo disponibile per analizzare accuratamente i rischi e i benefici dell’adesione. “Un intervento urgente è indispensabile per permettere ai contribuenti una valutazione adeguata della proposta, soprattutto in un contesto economico instabile,” ha dichiarato Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti. A suo dire, l’estensione della scadenza sarebbe necessaria anche per garantire la trasparenza del processo e allinearsi con i principi dello Statuto dei diritti del contribuente.
Il timore di perdere l’accesso agli strumenti di protezione patrimoniale
Un’altra critica riguarda il rischio per chi aderisce al concordato di perdere l’accesso, per i prossimi due anni, agli strumenti di protezione patrimoniale previsti dalla legge. Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, ha spiegato che tale limitazione, in un momento di incertezza economica, rappresenta un “rischio troppo elevato” per molti piccoli imprenditori, che già affrontano difficoltà di sostenibilità economica a causa della crisi attuale. Ha aggiunto: “Non contestiamo il concordato in sé, ma le modalità opache con cui è stato presentato ai contribuenti, limitando di fatto la loro capacità decisionale libera”.
Concordato preventivo: solo il 10% delle potenziali partite Iva ha aderito
Infine, i dati attuali indicano che l’adesione alla misura rimane molto bassa, stimata sotto il 10% delle potenziali partite IVA coinvolte. La protesta si è anche tradotta in uno striscione apparso a Milano, dove i sindacati dei commercialisti hanno ribadito che aderire al concordato potrebbe significare cadere in una “trappola fiscale”. Anche molti piccoli imprenditori temono che la nuova misura possa rivelarsi onerosa, gravando eccessivamente sui bilanci già fragili delle micro-imprese.
In sintesi, mentre il concordato preventivo biennale punta a migliorare la compliance fiscale e promuovere un rapporto di maggiore collaborazione tra contribuenti e Fisco, il contesto critico e le preoccupazioni per la sostenibilità economica restano al centro della discussione, e un numero crescente di professionisti richiede una revisione dei termini per assicurare una partecipazione più ponderata.