Home Economy Italia troppo incerta, Pechino cede alle avances della Spagna

Italia troppo incerta, Pechino cede alle avances della Spagna

La Spagna guida il semestre europeo zoppo "all'italiana"

Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’Italia che fa da ponte tra la Cina e l’Europa è una storia (o un’occasione, a seconda dei punti di vista) ormai vecchia e superata. I flirt tra il governo Meloni e i big dell’automotive cinese? Tanto fumo e poco arrosto. Pechino ha infatti virato altrove. Ha puntato sulla Spagna che, a differenza nostra, sta giocando una partita diplomatica di alto livello. L’Europa alle prese con il nuovo piano del Dragone e le ambizioni di Madrid.

Dal ponte italiano al connettore spagnolo. Si sta aprendo una nuova, interessante, stagione per gli investimenti cinesi in Europa. Pechino ha infatti archiviato la storia d’amore con Roma, mai veramente corrisposta dal Belpaese che avrebbe dovuto (e potuto), nelle intenzioni di Xi Jinping, trasformarsi nel principale punto d’approdo europeo della Nuova Via della Seta.

Il richiamo atlantico ha riportato l’Italia nella sfera d’influenza statunitense costringendo la Cina a cambiare i suoi piani. A puntare su qualcuno più pragmatico del governo Meloni, interessato sì agli investimenti dei grandi colossi dell’automotive d’oltre Muraglia, ma troppo allineato “alla mentalità da Guerra Fredda” (come amano spesso dire i funzionari cinesi) sbandierata da Washington.

E allora ecco che, per un’Italia che fa un passo indietro, spunta una Spagna desiderosa di accogliere a braccia aperte l’ingombrante gigante asiatico…

La Spagna apre le porte dell’Europa alla Cina

Negli ultimi mesi, nella Spagna oggi falcidiata dal maltempo, dalle alluvioni, da decine di morti e da incessanti polemiche, sono accaduti tre avvenimenti passati quasi sotto traccia.

Lo scorso gennaio, la Giunta Regionale Catalana ha creato un ufficio specializzato dedicato all’incremento degli investimenti e del commercio con la Cina.

A luglio, in piena estate, il porto di Barcellona ha approvato il progetto di costruzione di un terminal con accesso diretto alla ferrovia dello stesso sito, pensato appositamente per i veicoli elettrici che Pechino esporta in Europa.

Il mese scorso, infine, durante una visita a Pechino del primo ministro Pedro Sanchez, il colosso cinese delle turbine eoliche Envision Energy ha accettato di collaborare con il suo governo per costruire un parco industriale per l’idrogeno verde in Spagna (investimento dal valore di 1 miliardo di dollari).

Basta unire queste tre notizie, avvenute a distanza di pochi mesi, per rendersi conto di come Madrid stia cercando di espandere i suoi legami economici con Pechino in un momento in cui le tensioni con l’Occidente sono in aumento.

Bye Bye Italia

Intendiamoci: tra Italia e Cina c’è un partenariato strategico in espansione, e Roma non ha chiuso le porte agli investimenti cinesi. Il fatto è che Pechino, affamato di pragmatismo, è stanco dell’ambiguità italiana.

Ecco spiegato l’ingresso in scena della Spagna, al contrario abile a tessere relazioni con il Dragone nel periodo in cui tutti, in Europa, facevano a gara a prendervi le distanze per mostrarsi fedeli alla linea di Bruxelles e Washington. Scelte politiche, agende legittime. Come quella spagnola, appunto.

“La Cina è un partner economico chiave per l’Unione Europea e la Spagna. L’Europa deve trovare la sua strada”, ha dichiarato recentemente Carlos Cuerpo, ministro dell’economia di Madrid.

Già, Madrid, uscita allo scoperto sul dossier cinese nella vicenda dei dazi imposti dall’Ue alle auto elettriche made in China. La Spagna, la quarta economia più grande dell’Eurozona, si è infatti astenuta, lasciando intendere che la Cina dovrebbe essere vista come un’opportunità economica più che una minaccia.

Joint venture e know how

Lo si intuisce ancor meglio dall’accordo stipulato tra Chery, una casa automobilistica di proprietà del governo municipale cinese di Wuhu, e la società spagnola Ebro-EV Motors. Le due parti hanno firmato un accordo da 400 milioni di euro impegnandosi a produrre veicoli elettrici in un ex stabilimento Nissan a Barcellona.

Ma la Spagna non si accontenta, ed è infatti in corsa per concludere un altro deal, questa volta con MG, per costruire un’altra fabbrica di Ev. Il vantaggio di Madrid? Consentire alle proprie aziende di accedere alla tecnologia cinese; attirare investimenti; far accelerare ancora la sua economia. Per inciso, la più veloce dell’Eurozona tra luglio e settembre, con un +3,4% su base annua, come confermano i dati Eurostat.

L’industria automobilistica, in ogni caso, è considerata essenziale per il successo economico iberico. Secondo produttore in Europa dopo la Germania, nel 2023 Madrid ha infatti esportato l’87% della sua produzione automobilistica.

Troviamo infine altri due temi che spingono la Spagna ad avvicinarsi alla Cina: l’agricoltura e le energie rinnovabili.

Sul primo punto, il governo spagnolo teme tariffe e dazi del Dragone. Anche perché un anno fa i suoi agricoltori hanno esportato più di 500.000 tonnellate di carne di maiale bianca in Cina, un quarto delle esportazioni totali del settore.

In merito al secondo punto, Madrid – che produce oltre il 60% della sua elettricità da fonti rinnovabili – vuole diventare leader nella produzione di energia pulita in Europa. Dialogare con il Dragone è dunque fondamentale. E la Spagna sta facendo esattamente quello che avrebbe potuto (e forse dovuto) fare l’Italia.