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Nuova Zelanda, due donne millenials guidano la protesta dei maori

Nuova Zelanda, due donne ventenni guidano la protesta dei maori

Perché leggere questo articolo? In Nuova Zelanda 42mila maori sono scesi in piazza per una “marcia dei diritti”. A guidarli una regina di 27 anni e una parlamentare di 22.

Wellington è stata teatro di una delle più grandi mobilitazioni della comunità Maori nella storia recente della Nuova Zelanda. Circa 42.000 persone – in un Paese da poco più di 5 milioni di abitanti – sono scese in piazza per partecipare a una “marcia dei diritti“. I Maori protestano da tempo contro la proposta di revisione del Trattato di Waitangi del 1840, considerato un documento cruciale per i rapporti tra la popolazione indigena Maori e il governo neozelandese.

La discussione sul trattato fondativo della Nuova Zelanda

Il Trattato di Waitangi, firmato nel 1840 tra i rappresentanti della Corona britannica e diversi capi tribali Maori, stabilisce le basi della convivenza tra i coloni europei e i popoli indigeni della Nuova Zelanda. Tuttavia, da allora, il documento è stato spesso oggetto di interpretazioni contrastanti, con accuse di violazioni e mancati impegni da parte del governo. La proposta di revisione, avanzata recentemente, ha suscitato timori tra i Maori, che vedono nella mossa una potenziale minaccia ai loro diritti territoriali e culturali.

Il Trattato, scritto in due versioni – una in inglese e una in lingua Maori – ha da sempre generato incomprensioni a causa delle discrepanze tra i due testi. La versione inglese prometteva ai Maori il pieno possesso delle loro terre, delle foreste e delle risorse, garantendo al contempo i diritti della Corona. Tuttavia, la traduzione Maori suggeriva un concetto di “tutela” piuttosto che di cessione di sovranità, creando un divario interpretativo che ha alimentato tensioni per oltre un secolo. Molti Maori ritengono che il Trattato sia stato sistematicamente ignorato o violato attraverso espropri territoriali, marginalizzazione culturale e politiche discriminatorie, rendendolo un simbolo sia di promesse infrante che di resistenza.

Due donne millenials guidano i Maori

A guidare questa storica protesta sono due giovani donne, simbolo di una nuova era di attivismo Maori. La prima è Ngā Wai hono i te pō, che a settembre è diventata la più giovane regina del popolo Maori. Ha 27 anni, è nata nel 1997 e il suo nome significa “colei che connette i popoli”. Una figura centrale nella difesa delle tradizioni e dell’identità culturale Maori. La seconda è Hana-Rawhiti Maipi-Clarke, una parlamentare di appena 22 anni. Una delle più giovani mai elette in Nuova Zelanda è assurta agli onori della cronaca per aver fatto una haka nel parlamento di Wellington.

Queste due figure, pur provenendo da contesti diversi, condividono la stessa determinazione: proteggere i diritti del loro popolo e garantire che le questioni Maori rimangano una priorità nell’agenda nazionale. Durante la manifestazione, hanno lanciato appelli accorati al governo, chiedendo un dialogo più inclusivo e il rispetto degli accordi storici.

Una marcia simbolica

La protesta si è svolta pacificamente, con canti tradizionali, danze e discorsi pubblici. I manifestanti hanno marciato fino al Parlamento, dove una delegazione ha consegnato una petizione firmata da decine di migliaia di cittadini, chiedendo al governo di abbandonare i piani di revisione del Trattato. “Siamo qui per ricordare al governo che i nostri diritti non sono negoziabili,” ha dichiarato la giovane parlamentare durante il suo discorso. “Questo trattato non è solo un documento storico; è un simbolo della nostra sopravvivenza e della nostra sovranità.”

La protesta ha ricevuto ampio sostegno non solo dai Maori, ma anche da molte altre comunità neozelandesi. Tuttavia, il governo si è mostrato cauto nelle sue dichiarazioni, promettendo di ascoltare le istanze dei manifestanti ma senza accennare a un ritiro formale della proposta. Il Primo Ministro ha definito la marcia “un importante esempio di democrazia in azione”, sottolineando l’importanza del dialogo, ma le comunità indigene chiedono fatti concreti e non solo parole.

Un nuovo capitolo nella lotta Maori

Questa marcia segna un momento cruciale nella lotta dei Maori per i loro diritti. La presenza di leader giovani e carismatici suggerisce che il movimento non si limiterà a questa protesta, ma continuerà a esercitare pressioni sul governo, rappresentando una forza politica e culturale sempre più influente in Nuova Zelanda. Per ora, la comunità Maori si è unita in un forte messaggio: il Trattato di Waitangi non è un pezzo di carta del passato, ma un impegno vivo che deve essere onorato nel presente e nel futuro.