A pochi giorni dalla visita ufficiale di Giorgia Meloni alla Casa Bianca, prevista per il 17 aprile, le dichiarazioni di Donald Trump scuotono il dibattito politico italiano ed europeo. Parlando durante una cena del National Republican Congressional Committee a Washington, il presidente ha rivendicato la sua politica commerciale con toni che hanno sollevato un’ondata di critiche: «Questi Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo», ha dichiarato riferendosi ai governi che, colpiti dai dazi imposti dagli Stati Uniti, starebbero ora cercando accordi per alleggerire le tariffe.
Dietro l’espressione provocatoria, Trump ha ribadito la sua linea: nessuna necessità di compromessi, perché «gli Stati Uniti stanno incassando due miliardi di dollari al giorno» grazie alle misure tariffarie, e i partner internazionali — ha assicurato — «non vedono l’ora di trattare con noi». La sua visione è netta: ora è il turno dell’America di “far pagare gli altri”, dopo decenni in cui, a suo dire, Washington avrebbe subìto un trattamento commerciale svantaggioso.
Le reazioni italiane alle parole di Trump
La frase ha avuto un’eco immediata in Italia, anche alla luce dell’imminente missione di Meloni a Washington, in cui la premier italiana intende avanzare la proposta di un accordo “zero per zero” sulle tariffe industriali. Tra i primi a replicare c’è stato Matteo Salvini, leader della Lega e ministro dei Trasporti, che ha liquidato l’esternazione con toni tranchant: «L’immagine è abbastanza disgustosa. Le imprese italiane non vanno a trattare col cappello in mano, ma portano la qualità. Chi si presenta con un bazooka sul tavolo va ricoverato», ha detto, in riferimento anche alla proposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha evocato l’uso dello strumento anti-coercizione europeo in caso di fallimento dei negoziati.
Le opposizioni, invece, hanno letto la dichiarazione di Trump come un’ulteriore umiliazione per il governo italiano. Matteo Renzi ha commentato: «Questa è la fine dei sovranisti nostrani: promettono di difendere l’Italia e finiscono nell’elenco dei baciatori. Meloni e Salvini non sono patrioti, ma sudditi del sovranista americano».
Più istituzionale ma altrettanto dura la posizione del Partito democratico: «Trump richiama una logica feudale in cui il sovrano pretende il bacio della pantofola. Il nostro governo ha elemosinato un incontro con la Casa Bianca, ma non ha saputo reagire a una guerra commerciale che mette a rischio la nostra economia», ha dichiarato Ubaldo Pagano, capogruppo dem in Commissione Bilancio alla Camera.
Il Movimento 5 Stelle ha contestato anche la direzione della politica industriale dell’esecutivo: «Meloni promette più acquisti di gas e armi Usa, ma perché non usa quei miliardi per proteggere le imprese italiane dai dazi?», si sono chiesti in una nota congiunta i parlamentari delle Commissioni Difesa.
Dall’area progressista, Angelo Bonelli (Avs) ha bollato la frase di Trump come «da squilibrato» e ha lanciato una campagna per il boicottaggio dei prodotti statunitensi con l’app “trumptax.eu”, che permette di individuare l’origine dei beni acquistati: «Difendiamo la nostra economia da chi vuole colonizzare l’Europa con l’arroganza».
Le preoccupazioni degli altri Paesi europei
Anche da altri Paesi europei arrivano reazioni preoccupate. La vicepremier spagnola María Jesús Montero ha parlato di «espressioni dissuasorie», auspicando però che l’Unione Europea «tenda la mano» per evitare un’escalation commerciale. «I dazi non interessano a nessuno», ha detto, sottolineando che «l’altissima posta in gioco per l’ordine internazionale» impone una risposta diplomatica, nonostante la provocazione americana.
L’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump, se confermato nel contesto attuale, rischia dunque di avvenire in un clima di crescente irritazione diplomatica. Mentre l’Italia prepara le proprie proposte sul commercio internazionale, la retorica muscolare di Trump minaccia di trasformare la trattativa in un braccio di ferro.