E’ triste, perché in fondo non gliene frega più niente a nessuno. Di niente, di nulla. Cioè, meglio: abbiamo le priorità. Vuoi pensare alla politica mentre ci sono le vacanze? Si, va bene per farsi una bella scazzottata verbale tra un boccone e l’altro di parmigiana unta e bisunta sulla spiaggia. Vuoi pensare al pianeta mentre stai in coda con il motore acceso? Parla di dove sia finita Greta. Vuoi pensare alle elezioni amministrative della tua città? Macché, che ci sono le elezioni non lo sa praticamente nessuno. I talebani hanno colpito la nostra immaginazione, e soprattutto delle donne, ma in fondo molto meno di Messi al PSG.
Siamo al punto più basso. Più in basso nella scala del disinteresse cosmico per i destini comuni della nostra nazione, della nostra regione e del nostro comune (qualunque essi siano) non si poteva andare. Del resto, siamo reduci da un governo a trazione di chi diceva che non si sarebbe alleato con nessuno (il Movimento 5 Stelle) e invece si è alleato con tutti, e siamo sotto un governo che è sostenuto praticamente da tutti con un premier che non appartiene a nessuna forza politica e che proprio per questo ha un potere enorme.
Elezioni amministrative, partiti politici cercasi
Dove stanno i partiti in tutto questo? Si sono autosqualificati dalla vita pubblica e infatti, il pubblico, di loro se ne infischia bellamente. Con buoni risultati per tutti, perché il governo agisce più rapidamente e senza dibattito. Il che è un male. Se la politica non la fanno i partiti, la faranno le multinazionali – per tornaconto, mica per altro; la faranno le grandi associazioni – per tornaconto, mica per altro; la faranno i cantanti e le influencer – per tornaconto e un follower in più. E la cosa incredibile è che gente senza arte né parte (vi prego, seguite il Musazzi, almeno vi strappa una risata) influenza altra gente che si fa allegramente influenzare perché in fondo, meglio un ignorantone tutto tatuato che non ti fa sentire inadeguato piuttosto che un politico tutto impomatato che non si capisce un cxxxo di quel che dice, e che comunque per capirlo ci vuole un minimo di sforzo che nessuno è disposto a fare più per inutilità che per pigrizia.
Elezioni amministrative di ottobre, non ci sono neanche i manifesti
Qui l’imperativo è uno solo: c’avete talmente rotto che dopo aver votato al centro per trent’anni, e poi a destra, e poi a sinistra, e poi a destra, e poi a sinistra, e poi per quelli che vaffa destra e sinistra, molto meglio astenersi proprio dal seguire la vita politica.
Tutto molto triste. Si pensava che almeno la politica cittadina avrebbe avuto un interesse per la gente. Maddeché? Il grosso dei milanesi, per dire di una città che generalmente è attenta alla propria vita civica, non sa neppure che bisogna votare per rinnovare il sindaco o per sceglierne uno nuovo. Non ci sono neanche i manifesti.
Comunali Milano, il forfait di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini
La cosa incredibile è che a fregarsene delle elezioni per primi sono i partiti, che se devono rinnovare l’uscente almeno non hanno l’impiccio, ma che se devono individuare un candidato per sfidare l’uscente, hanno grossi problemi. A Milano, dove per mesi c’è stato un bailamme imbarazzante, come a Roma, come a Torino, come a Napoli. Sotto la Madonnina non si candida Silvio Berlusconi e non si candida Matteo Salvini, e pure a sinistra di big non ce ne sono, se non quelli che sono cresciuti nella cantera locale. Vuol dire che non gliene frega più niente neppure ai politici, e allora perché dovrebbe fregare qualcosa ai cittadini?
Elezioni amministrative, a chi importa?
E dunque: astensionismo al massimo e interesse al minimo. Tra giornalisti si dice che se uno non ha capito non è colpa sua, ma è colpa di chi ha scritto l’articolo. Per la politica è la stessa cosa. Dopo anni di fuffa applicata al niente amplificata da giornali riempiti di nulla, la gente ci ha pure messo troppo per stufarsi. Un nuovo impegno civico sembra davvero lontano, eppure le città avrebbero bisogno di dibattito, di idee, di competizione, di lotta intellettuale, di passione. Soprattutto in un momento nel quale – dopo il Covid – andranno ripensate pesantemente.