Per “l’isolamento” del grattacielo Torre dei Mori, incendiato il 29 agosto a Milano, la Saint-Gobain ha fornito “pannelli” classificati “incombustibili e non infiammabili”. Lo dice a True-News la multinazionale francese da 40 miliardi di fatturato presente in 70 Paesi del mondo dopo che è emerso dalle schede tecniche dei materiali come alcuni suoi pannelli incentivino il cosiddetto “effetto camino” delle “facciate ventilate”.
Incendio a Milano, le aziende dei lavori
Una delle ipotesi, cioè, su cui si indaga come fattore di propagazione dell’incendio anche se non come causa dello stesso. La società precisa anche che i pannelli “sono stati utilizzati sulla struttura principale dal costruttore” per isolare l’edificio e mai venduti “per il rivestimento esterno installato per finalità estetiche”. Quello, cioè, che ha preso fuoco come mostrano chiaramente le immagini. Quel secondo “strato”, decorativo e realizzato per fornire una forma “a vela” alla Torre di via Antonini 32 è stato invece fornito dall’azienda di Fiorenzuola d’Arda (sede legale a Padova) Aghito Zambonini spa da 46 milioni di fatturato nel 2020, 221 dipendenti e con un portfolio ricco di lavorazioni internazionali e non. Fra cui, a Milano, Fondazione Prada e Fondazione Feltrinelli.
L’inchiesta. I Vigili del Fuoco: “Materiale combustibile di origine plastica”
Secondo quanto riferisce Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera a proposito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano per disastro colposo che viaggia nel riserbo, nei pannelli di quel rivestimento esterno è stato rinvenuto “materiale combustibile di origine plastica“. Sono le prime evidenze delle analisi condotte dai Vigili del Fuco che peraltro proprio in queste ore sono impegnati con l’insediamento del nuovo comandante.
Gli Uffici tecnici dell’urbanistica di Milano stanno collaborando alle indagini per ricostruire l’iter approvativo della torre terminata dall’azienda Moro Costruzioni nel 2011. Nel frattempo già da poche ore dopo le fiamme la politica locale è impegnata sul fronte emergenziale che riguarda le famiglie, con gli assessori Maran all’Urbanistica e Rabaiotti alla Casa presi da un giro di telefonata fra alcuni grandi soggetti immobiliari di Milano alla ricerca di alloggi temporanei.
Superbonus 110%: quali rischi?
Sul dibattito irrompe però anche un timore futuro. I lavori per la realizzazione di “facciate ventilate” sono coperti dal superbonus 110%: il maxi credito d’imposta varato dal governo Conte-bis per l’efficientamento energetico che secondo stime farà crescere di 8,7 miliardi di euro la spesa per edilizia abitativa entro il 2022. “Gli incentivi ci sono perché quelle facciate sono performanti dal punto di vista termico” dice il direttore tecnico di un gruppo immobiliare.
“Effetto camino”, la guida dei Vigili del Fuoco chiede la riduzione
Il nodo sta nel fatto che le linee guida di Vigili del Fuoco e Ministero dell’Interno suggeriscono invece di provare a ridurre l’effetto cammino. La ventilazione necessaria e garantita da questa pratica serve a far fuoriuscire l’aria calda d’estate per controllare le temperature ed evitare le condense interstiziali d’inverno. Ma ha la conseguenza indiretta di aumentare le possibilità di propagazione del fuoco. Tanto che nella scheda relativa alla Torre dei Mori realizzata ai tempi dei lavori la Saint-Gobain specificava che per l’edificio di 18 piani alto quasi 80 metri c’è “una particolare criticità nei riguardi della protezione da un incendio esterno alla facciata” e per “l’isolamento a cappotto è stato scelto un materiale isolante incombustibile come la lana di vetro al posto del materiale isolante plastico”.
Gli appalti in cantiere
In via Antonini l’effetto cammino ha funzionato al contrario: non dal basso verso l’alto ma con le fiamme che sono scese verso il basso. Perché? Varie ipotesi. Nella infinita catena di appalti in cantiere e nella filiera – almeno quattro in questo caso fra costruttore, fornitori di materiali e general contractor per l’opera di cappottatura – può accadere che qualcuno risparmi usando fondi di magazzino o elementi venduti come certificati senza esserlo. Ma i rischi ci sono anche nella completa legalità e trasparenza. Per esempio che si utilizzino prodotti come delle guarnizioni che una volta generato l’incendio per qualsiasi ragione, cadendo, si appoggiano su altri materiali non ignifughi come delle guaine utilizzate per ridurre effetti come il rimbombo sonoro.
La normativa italiana e quella circolare del Viminale (non obbligatoria)
La normativa italiana antincendio è del 1986. Aggiornata poi nel 2005 e 2019. La guida tecnica di Viminale e Vigili del Fuoco invece è del 2013, successiva quindi alla realizzazione del grattacielo milanese. Ma cambierebbe poco. Tra i motivi per cui è rimasta solo una “raccomandazione” e mai resa del tutto obbligatoria c’è che alcuni passaggi di quella guida confliggono con il risparmio energetico e l’economicità dell’operazione. “Se la si vuole rispettare alla lettera fa spendere un sacco di soldi, con difficoltà ad attuarla perché dà delle soluzioni tecnologiche particolarmente complesse” dice il titolare di un’altra azienda specializzata in questi lavori. Quindi? “Servirebbero ragionamenti organici sulle scelte architettoniche” dice, probabilmente a partire dalle basi: forme e altezza degli edifici.
Le alternative ai materiali: nanotecnologie per edifici storici
Esistono invece già oggi alternative nei materiali: cappottature equivalenti dal punto di vista termico, se non migliori, che sfruttano isolanti come le microsfere di ceramica. Sono nanotecnologie nate per l’industria aerospaziale, poi passate in edilizia. In particolare vengono usare su edifici storici con facciate pregiate che sono già oggi al centro di preoccupazioni di architetti e addetti ai lavori della cultura per l’impatto di eventuali cappotti figli del superbonus che potrebbero essere approvati anche su palazzi dal valore storico.