Ceferin e Al khelaifisi si sono presi il calcio europeo: c’era una volta il sindacato dei club.
Ceferin e Al Khelaifi: i padroni del calcio europeo
A vederli schierati uno accanto all’altro, parlando la stessa lingua e dicendo praticamente le stesse cose, è venuto il dubbio che Ceferin e Al Khelaifi fossero una persona sola. Presidente della Uefa e numero uno dell’ECA schierati dalla stessa parte, uniti nel garantire un futuro luminoso al calcio europeo, a spiegare che le regole vengono rispettate e non saranno consentiti “comportamenti irresponsabili” che ne mettano a rischio la tenuta e, in ultima istanza, a prendere metaforicamente a schiaffi i resistenti della (fu) Superlega.
Quasi la fotografia di un matrimonio perfetto che tra sorrisi, ammiccamenti e frecciatine distribuite a piene mani (obiettivo quasi unico l’ex amico di famiglia Andrea Agnelli definito “capitano scappato dalla nave”) ha testimoniato meglio di ogni racconto e retroscena cosa sia diventato il football del Vecchio Continente negli ultimi mesi.
Ceferin e Al Khelaifi tuonano ancora contro la Super Lega
Il blitz fallito della Superlega ha squassato gli equilibri precedenti consegnando il pallone nelle mani del capo della Uefa, l’avvocato sloveno Ceferin, e del presidente del Psg che ha fatto incetta di fuoriclasse a parametro zero offrendo stipendi fuori mercato, fregandosene della crisi con la leggerezza di chi sa di avere alle spalle uno Stato sovrano e davanti la prospettiva di non dover rispondere a regole, lacci e lacciuoli come in passato. Quando, a onore del vero, non è che i controllori della Uefa stessa abbiano brillato per durezza e capacità di muoversi applicando lo stesso metodo riservato ai pesci piccoli pescati in violazione del (fu) Fair Play finanziario.
Che la storia la scrivano i vincitori non è una novità, così non sorprende che dal pulpito dell’ECA (associazione dei club europei) i renitenti siano stati bollati come folli in libera uscita, elementi di disturbo cacciati dall’olimpo e in attesa di subire la giusta punizione. Omettendo il piccolo particolare che se la Corte di Giustizia europea dovesse dire che la posizione della Uefa è effettivamente dominante e di monopolio, il castello verrebbe giù in un soffio travolgendo tutto e tutti a danno in particolare della base del movimento.
Ceferin e Al Khelaifi indisturbati. Dov’è finito il sindacato dei club?
Quello che ha sorpreso, però, è che nessuna delle oltre 230 società iscritte all’ECA abbia fiatato nel vedere questa perfetta identificazione di politica e progetti tra il (fu) sindacato dei club e i controllori-organizzatori-venditori-sanzionatori del sistema. Perché va ricordato che l’ECA è nata come “unico organismo indipendente” con il compito di “rappresentare le società, tutelare e promuovere i loro interessi”.
Dove? Proprio nel confronto con la Uefa, troppo spesso in passato attenta solo ai propri conti. L’ECA è, insomma, un sindacato. Seppure di ricconi. Ecco, vedere il capo del sindacato parlare la stessa lingua del governante del sistema ha fatto un effetto strano. Un po’ come se il presidente di Confindustria dettasse la linea alla Cgil o il capo del Governo intervenisse all’assemblea dei sindacati dopo aver concordato, passo per passo, scelte politiche e comunicazione. Tanto da prendere applausi a scena aperta da colui che dovrebbe rappresentarne un contrappeso. Non necessariamente in aperto scontro, di sicuro con un ruolo e degli obiettivi diversi. Almeno così era prima. Con il matrimonio di interessi tra Ceferin ed Al Khelaifi anche la stagione del sindacato dei club sembra essere stata cancellata dallo tsunami della Superlega.