Il terrore delle archistar di Milano? Un’altra forma di “star”. Le “stellette” di Google. Che indicano l’apprezzamento, o meno, di una realtà lavorativa. Deve essere per questo che lo studio internazionale di architettura di Milano Piuarch, finito nella bufera dopo la fuoriuscita di audio che dimostrano come i 4 soci titolari si siano impossessati del bonus Covid da 600 euro per le partite iva dei loro collaboratori, da qualche giorno è molto impegnato nel fare pulizia. Non dai comportamenti sgradevoli sui quali si è dovuto esprimere anche l’Ordine degli Architetti di Milano. Quanto dalle recensioni negative lasciate da architetti, dipendenti, utenti di internet (e clienti, chissà?) sul principale browser e motore di ricerca del mondo.
Centinaia di valutazioni negative lasciate nelle ore successive alla polemica. In particolare quando è emerso che lo studio – che aveva parlato di “sacrifici” da “fare tutti” per “non lasciare nessuno a casa” – ha chiuso il bilancio 2020 con un fatturato da record e utili triplicati rispetto al 2019 pre-pandemia. Il tenore dei giudizi in rete? Pesante. “Vergogna”, “restituite i soldi”, “ladri” si legge(va). Di queste invettive però non rimane traccia. Il 12 di settembre decine di recensioni critiche si abbottono sullo studio che ha progettato il nuovo headquarter di Snam a Milano e vinto il concorso internazionale indetto da Fondazione Human Technopole e Arexpo per la progettazione dell’area ex Esposizione Universale 2015, portandone il gradimento online ai minimi storici: 2,7 stelle (come si vede nello screenshot) ma c’è chi giura che si era andati molto più in basso prima dell’intervento riparatore.
I proprietari – Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario, tutti soci al 25% – si adoperano fin da subito segnalandole a google, ed ecco cosa succede il 13 di settembre.
Rimangono solo 18 recensioni (praticamente solo quelle positive) portando la valutazione complessiva a 4,2 stelle. Per i giorni successivi si gioca un po’ al gatto e il topo fra commentatori con il dente (legittimamente) avvelenato e amministratori del sito e delle pagine sui social. Tempo rubato all’apertura di un dibattito sulle condizioni di lavoro nei “vanti” di Milano, sulle finte partite iva, ma anche sui prezzi che fanno le committenze agli studi professionali o alle agenzie. E su possibili soluzioni che provino a tenere insieme le esigenze di aziende che, se dovessero assumere tutti chiuderebbero in una settimana, e quelle dei giovani professionisti, laureati, la generazione più formata delle storia del Paese, che fatica a pagare un affitto e a mettere insieme il pranzo con la cena. A meno di non rivolgersi all’unica forma di welfare e tutela che esiste per loro: la famiglia.
Un dibattito che cadeva a fagiuolo, con la città che il 3-4 ottobre va al voto dopo una campagna elettorale dormiente. E con lo stesso Ordine degli Architetti che si sta facendo carico di organizzare interviste con tutti i candidati sindaci per Milano a confronto con il Presidente dell’Ordine in scadenza, Paolo Mazzoleni. Nulla da fare, anche questa volta. Meglio concentrarsi sulle stelle di google. Come direbbero architetti e designer, una sorta camouflage applicato alla propria reputazione (online e offline).