A Napoli sono stati attaccati dei manifesti con bestemmie di Topolino e della Disney. Si tratta di immagini ritoccate in cui frasi blasfeme e imprecazioni sono trasformate in slogan. Si trovano in giro per la città, negli spazi pubblici di affissione del Comune. E l’obiettivo è quello di esprimersi liberamente contro la censura religiosa.
Manifesti con bestemmie a Napoli, perché
Accade a Napoli, in cui gli spazi pubblici di affissione del Comune sono stati occupati da manifesti che raffigurano bestemmie e frasi blasfeme. In particolare, si tratta di poster di Topolino e della Disney in cui gli slogan sono stati trasformati in insulti. Sembrerebbe che a promuovere la campagna pubblicitaria siano stati degli artisti che aderiscono a collettivi autonomi. Il tutto per promuovere la totale “libertà di espressione”.
Il festival “Ceci n’est pas un blasphème” e la polemica sui manifesti
Il festival “Ceci n’est pas un blasphème”, che si tiene proprio in questo periodo a Napoli, al Pan, è finito al centro della polemica. Si tratta in questo caso di un festival delle arti per la libertà d’espressione contro la censura religiosa, che però nulla avrebbe a che vedere con l’affissione dei manifesti.
“Alcuni dei subvertiser in mostra al Pan per Ceci n’est pas un blasphème – ha dichiarato la direttrice artistica del festival, Emanuela Marmo – stanno lasciando a Napoli tracce della loro presenza. Si tratta di una loro spontanea e autonoma iniziativa, di cui so poco, se non quello che amici, conoscenti, utenti mi riferiscono mandandomi foto da Napoli. Anche l’assessorato o l’amministrazione comunale non sanno nulla di questa iniziativa. Trovo ridicolo e pretestuoso metterli in difficoltà su una circostanza che esclude in toto il loro coinvolgimento“.
Le immagini intanto però hanno scatenato la polemica degli abitanti. E così il Comune è corso ai ripari avviando la rimozione dei manifesti. Secondo quanto riferito, inoltre, l’amministrazione non avrebbe autorizzato il collettivo ad affiggere gli offensivi cartelloni. Tantomeno la direzione artistica di “Ceci n’est pas un blasphème” ne era a conoscenza.
La direttrice difende il collettivo
La direttrice del festival ha comunque difeso gli ideatori dell’iniziativa. “La contrarietà dei cittadini, che hanno fatto notare come i manifesti appaiano anche in prossimità di luoghi di culto o frequentati da bambini, mi spinge a credere ancora più convintamente che le azioni di subvertising sono fondamentali. Questi stessi cittadini, infatti, non hanno nulla da dire, sono assolutamente assuefatti ai messaggi pubblicitari che inoculano un uso erotizzato del corpo femminile e dell’infanzia, che promuovono canoni estetici frustranti e irraggiungibili per persone comuni, che associano la bellezza al possesso di beni inutili, costosi, classisti”.