Era lo scorso maggio quando titolavamo: “Il nuovo Mark Zuckerberg vuole starvi simpatico”. All’epoca si parlava di una nuova tecnica comunicativa con cui il CEO di Facebook stava provando a restaurare la sua immagine, volendo sembrare più umano. A giudicare da quanto successo negli ultimi mesi, però, la tattica non ha funzionato, e non ci vuole molto per capirlo. Quindi, adesso che succede a Zuckerberg e Facebook?
Facebook Zuckerberg, la “fase 2”
Basta con i sorrisi, le fotografie “umane” e i tentativi di empatizzare con il pubblico. Zuckerberg c’ha provato, ha visto che non fa per lui e ora vuole cambiare approccio. Non solo: secondo il New York Times l’atteggiamento muterà anche per quanto riguarda il suo rapporto con la politica, su cui è da sempre più cauto. Insomma, i tempi delle scuse, dei “non so come sia potuto succedere” e dei “miglioreremo” è finito.
Oggi Facebook è gigante, potente e ricchissima. Ed è attorniata da governi ed enti internazionali, che la squadrano centimetro per centimetro tentando di riformarla. Così, lo scorso mese, ha deciso di dare vita al “Project Amplify”, con cui il social vuole inserire notizie positive su di sé nei feed dei suoi utenti. Insomma, una sorta di propaganda interna, in cui 2,8 miliardi di utenti del social network vedranno notizie che mettono in buona luce Facebook stessa.
È la pistola fumante, la prova che qualcosa è cambiato nell’approccio alle PR del gigante. Una fonte interna citata dal Times ha spiegato che “si sono resi conto che nessuno è disposto a difenderli, quindi hanno bisogno di farlo da soli”.
La “baruffa” con il New York Times
La notizia di Project Amplify è coincisa con un post pubblicato da Zuckerberg stesso sul suo profilo, in cui prendeva il giro il New York Times per un dettaglio di un suo articolo. Un’inezia in un mare di cause legali e scandali, dirà qualcuno. Non proprio, perché si tratta di un attacco inedito e frontale alla testata più autorevole degli USA (e non solo), riguardo un articolo che criticava Zuckerberg stesso.
Come cambiano i tempi, eh? Appena lo scorso gennaio, dopo mesi di preparazione e i consulti di chissà quali agenzie di comunicazione, Facebook aveva piani ben diversi per il CEO. Più post personali, più foto, ma soprattutto più apparizioni pubbliche. L’obiettivo? Come detto, stare più simpatico, avvicinare il pubblico, scalfire la gelida patina che caratterizza da sempre “Zuck”.
Il precedente del 2017, il tour degli USA
Non fu il primo tentativo in questo senso. Nel 2017 il fondatore aveva intrapreso un tour degli Stati Uniti d’America con cui provò a tessere un filo diretto con l’americano medio. Qualcuno mise anche in giro la voce che la mossa “populista” fosse un modo di saggiare il terreno in vista di una “discesa in campo” di tipo politica. Proprio così, c’era chi pensava che Zuck si potesse candidare nel 2020, magari contro Donald Trump.
Inutile dire che non è andata così. E che, a quattro anni di distanza da quel tour, le speranze di piacere al popolo si siano affievolite sempre più, per Mark Zuckerberg. Il quale peraltro ha altri problemi, dall’Antitrust a Instagram, e non ha più tempo di cercare la nostra simpatia. Ora Facebook fa sul serio.
(Foto: Dettaglio di copertina di Wired, marzo 2018)