Veniamo dalle settimane, come quella del Salone del Mobile, in cui siamo tornati a vedere le code. Giornate in cui i taxi non si trovavano più con la facilità di prima, nelle quali i ristoranti erano pieni e gli alberghi frequentati quasi tutti. Un momento direi magico, di ripartenza per la nostra città. Milano è tornata la Milano che noi conosciamo, ed è un ottimo presupposto per le future manifestazioni espositive. Io, detto ciò, sono un ottimista per natura perché un imprenditore non ottimista è bene che cambi mestiere.
“Riaccendiamo la lampadina dello sviluppo”
L’ottimismo però, in ogni situazione, deve basarsi su qualcosa di concreto. E il mio, in particolare, deriva anche da quello che sto vedendo in altri paesi, Cina in primis. Quello che posso dirvi è che in Cina quello che definiscono “revenge shopping” ha permesso una ripresa incredibile che secondo me, piano piano, sta arrivando anche da noi. La ripresa ci sarà, e sarà forte. È vero che in un periodo di pandemia come questo lo shock è stato pesante, ma la differenza con una guerra è che gli asset, i beni produttivi, le case, le strutture, sono rimaste intatte. È come se si fosse spenta una lampadina – click – che con la stessa facilità si può riaccendere. È vero, non è tutto come prima: ci portiamo indietro qualche coda di fragilità, qualche ferito grave, ma quando si crea ricchezza e valore si può rispondere in modo adeguato alla povertà. Io sono convinto che siamo alla vigilia di un periodo eccezionale, per Milano e per il Paese. Impegniamoci, quindi, a riaccendere quella luce che si è spenta“.