Abbiamo ancora tutti negli occhi lo spettacolo incredibile delle 69 medaglie conquistate dagli italiani nelle Paralimpiadi di Tokyo 2021, chiuse poche settimane fa. Una manifestazione che ha mostrato l’altissimo livello raggiunto dal nostro Comitato Paralimpico Italiano, vera eccellenza mondiale visto il limitato numero di partecipanti e le risorse a disposizione che sono quelle che sono. Ecco, questo è il punto. Lo sport paralimpico resta però ancora una cosa ristretta, di sicuro non aperta a tutti. Certo, c’è un comitato nazionale; certo ci sono poi i singoli comitati regionali, ognuno con le sue iniziative tutte lodevoli che cercano di mettere insieme istituzioni (ad esempio al scuola o le varie federazioni sportive) e onlus locali. Di questo, tutto questo, non dobbiamo smettere mai di ringraziare dato che fino a pochi anni fa era tutti inesistente. Ma c’è ancora molto da fare.
Ad esempio proviamo a pensare alla pallacanestro: oggi in Italia ci sono poco più di 40 società regolarmente iscritte ai campionati della Federazione e del Comitato Paralimpico Nazionale. In tutto i tesserati sono 1500 (più o meno). Ma torniamo alle società. Le 40 registrate coprono i 7900 comuni italiani. Il conto è presto fatto: c’è una società di basket in carrozzina ogni 195 comuni. Mentre, di fatto, in quasi ogni comune c’è una squadra di basket per normodotati. Quello della Pallacanestro è semplicemente un facile esempio per raccontare quale sia la situazione reale, non dei campioni (perché Campioni sono) che arrivano alle Paralimpiadi ma del disabile semplice, del ragazzo che fa fatica anche ogni giorno a scuola a fare educazione fisica.
Oggi, purtroppo lo sport amatoriale, quello di tutti i giorni, diventa quasi un privilegio, se non una grande fatica per genitori o assistenti che devono portare spesso lontano da casa il figlio, la figlia, l’amico, il parente per trovare la società di questo o quello sport più vicino a casa. Tocca quindi al terzo settore occupare o quantomeno cercare di riempire questo vuoto reale; decine, centinaia di onlus con il loro impegno organizzano attività sportive di vario tipo per i loro assistiti.
Lo Stato, il Coni interviene con decine di bandi ed iniziative per cercare di non lasciar soli questi appassionati di sport che, soprattutto da giovani, vogliono cominciare, vogliono avere una loro carriera sportiva.
Lo Sport è un diritto, di tutti, soprattutto dei diversamente abili: non per compassione ma spesso per necessità fisica e medica. Così, magari alle prossime Paralimpiadi di medaglie ne vinceremo molte, molte più di 69.