Gallera o non Gallera. Non è questo il dilemma. Chiusa tutto sommato in fretta e senza rivoluzioni la partita sul “commissariamento light” (in epoca di lockdown light) dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia, con la chiamata di Carlo Lucchina (che pure dice di non volerne sapere), ecco le trame da notte dei lunghi coltelli dentro la coalizione di maggioranza. Trame che spiegano, in parte, i mal di pancia di questi giorni. Chi ne esce vincente è il “varesino” Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e pezzo da novanta di Comunione e Liberazione che ora, con il tandem composto da Lucchina e dal Direttore generale Welfare Marco Trivelli, passa all’incasso. Nei rapporti con CL hanno passato momenti migliori Lega e Forza Italia, che di certo non vedevano di buon occhio l’arrivo dell’ex numero uno della sanità lombarda ai tempi del “celeste” Roberto Formigoni. Come pare sia insoddisfatto dalla soluzione trovata per superare l’impasse anche Giacomo Cosentino Basaglia di Lombardia Ideale. Non che tutti amassero Giulio Gallera alla follia. In maggioranza come in giunta. Di certo il vicepresidente di Regione, Fabrizio Sala di Forza Italia, non è uno degli amici di Gallera. Ma in questa partita ha deciso di non giocare, anzi difendendo anche il compagno di partito. Del resto il ragionamento è chiaro: da un rimpasto tutta Forza Italia ne uscirebbe con le ossa rotte, non solo Gallera, e gli uomini sono già contati dopo che è sparito dai radar lombardi Fabio Altitonante, volato in Abruzzo per fare il sindaco di Montorio al Vomano, lasciando vuota la casella come sottosegretario con deleghe a rigenerazione e sviluppo area Expo. Posto che sarebbe gradito da Gian Marco Senna, leghista di peso e imprenditore nel campo della ristorazione.
Se Forza Italia piange, la Lega non ride. Nella principale forza di maggioranza si gioca al poliziotto buono e al poliziotto cattivo: il capogruppo in consiglio Roberto Anelli fa il pompiere gettando acqua sul fuoco ad ogni piè sospinto, ma i salviniani duri e puri mugugnano sotto voce perché pensano – legittimamente visti i consensi – di avere poco rispetto al peso specifico del partito. A proposito: a quando questo benedetto nome per il candidato sindaco del centrodestra a Milano? Il 3 dicembre, dice Stefano Bolognini, Commissario della Lega a Milano e uomo di fiducia di Matteo Salvini. Salvo curve a U dell’ultima ora.
C’è da scommettere che anche Fratelli d’Italia guardi i sondaggi – favorevoli per il partito – e si domandi perché ha solo due assessori in giunta (De Corato e Magoni). Tuttavia la creatura guidata da Giorgia Meloni non può permettersi di aprire alcun fronte. “Noi siamo persone serie, non chiediamo poltrone” ha detto a più riprese Daniela Santanché, che secondo quanto può riferire True Politcs è stata la più attiva nella difesa di Gallera. Già. Perché a fare le spese di un eventuale rimpasto sarebbe proprio uno dei due scranni targati Fdi, quello di Lara Magoni, assessore al Turismo. E nessuno vuol passare per quello che pretende durante una pandemia un posto al sole e il sedere su una poltrona. Quasi nessuno. Chi invece un rimpasto lo vorrebbe eccome è Gianluca Comazzi. Relegato al Pirellone alla Commissione Bilancio da tempo coltiva l’ambizione di entrare in giunta. Com’è portatore di malumori, propri e per conto terzi, il consigliere regionale di Busto Arsizio Marco Colombo. Molto legato al varesotto e a Paolo Besozzi, l’ex direttore generale della Milano-Serravalle in lizza durante l’estate per diventare il Direttore di Aria, la centrale acquisti regionale, ma anche alfiere di alcuni mal di pancia dentro l’associazione culturale “Terra Insubre”.