di Francesco Floris
Quali? Quanti? Dove? Tre domande semplici per risposte complesse. Non c’è solo la partita – cruciale – sulla “scoperta” del vaccino Covid. Se Pfizer, Moderna e a seguire le altre big si sfidano a colpi di pubblicazioni e press release sull’efficacia delle proprie tecnologie, la filiera farmaceutica italiana che comprende logistica, distribuzione, stoccaggio, dispositivi e erogazione s’interroga e pone alcune questioni per i mesi venturi. Ipotesi di scenario: 2021, il vaccino c’è. Cosa serve per far sì che funzioni? Pierluigi Petrone, Presidente di Assoram – l’associazione che raggruppa gli operatori commerciali e logistici di pharma e salute con 120 aziende affiliate e nei fatti rappresenta i depositari che immagazzinano per poi rendere disponibili sul mercato evadendo gli ordini verso ospedali, farmacie e distributori intermedi – fornisce le sue risposte: “A quanto ci è dato sapere – spiega Petrone a True-News.it – alcuni dei vaccini che sono a registrazione e che dovrebbero vedere la luce verranno conservati fra i 2 e gli 8 gradi di temperatura come avviene per i classici antinfluenzali, ma certo in funzione del numero di dosi da distribuire abbiamo bisogno di impiegare più macchine, più risorse, più capacità di stoccaggio per ottemperare ai requisiti di legge”. Il 22 ottobre Assoram e altri soggetti interessati dalla filiera hanno recapitato una nota al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministero della Salute, Agenzia delle Dogane, Uffici di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera e la gestione commissariale guidata da Domenico Arcuri per avere informazioni propedeutiche. Sapere già oggi quali saranno i vaccini sul mercato e con quali caratteristiche è prematuro e dipenderà dalla “corsa” della ricerca. Altri aspetti invece possono già essere oggetto di pianificazione. A cominciare da volumi e numeri figli delle scelte politiche che stabiliranno in anticipo quali saranno i segmenti di popolazione interessati in via prioritaria dalla campagna vaccinale ne influenza anche l’efficacia.
Secondo punto: dove? “Chi saranno i soggetti dediti alla somministrazione, quanti e dove si troveranno i punti di raccolta” ragiona Petrone che, come segmento prettamente operativo e distributivo delle aziende farmaceutiche ha un tavolo con Confetra, l’associazione che racchiude varie sigle del trasporto su gomma, aereo o marittimo. Perché se gestire picchi di somministrazione durante una finestra temporale ristretta “è già oggi possibile”, come avviene del resto per la campagna antinfluenzale, bisogna però conoscere in anticipo “la rete capillare di centri e hub sulla penisola” dedicati alla distribuzione “per evitare il crearsi di quelle file che abbiamo imparato a conoscere con i Drive Through Covid per fare i tamponi, partendo dal presupposto che una campagna vaccinale interesserà numeri più elevati di individui”.
Da ultimo: un sistema di contatto rapido ed efficiente con i cittadini. Non tutti i vaccini, infatti, saranno in mono somministrazione. Ma anche con un secondo o terzo richiamo a distanza di un lasso di tempo predefinito. “Va garantito e assicurato – chiude Petrone – che la persona a cui è stato somministrato il vaccino X venga richiamata nei tempi corretti per il vaccino X”. Anche su questo terzo aspetto il parallelo con ciò che accaduto con i tamponi deve servire da lezione, visto che nelle settimane della seconda ondata risulta ormai chiaro come spesso sia il secondo test a generare le maggiori complicazioni con cittadini che, trascorsi i 21 giorni dalla positività accertata, vengono lasciati liberi di circolare senza un tampone di controllo.