Chiusa la partita delle amministrative con la conferma di Beppe Sala come comandante supremo a Palazzo Marino (lo ha ricordato anche lui evocando il metodo “ascolto tutti ma alla fine decido io”), Inter e Milan sono tornate in pressing sulla questione nuovo stadio. Un’opera per la quale sono impegnati a tempo pieno Paolo Scaroni, presidente del Milan scherzosamente ribattezzato Paolo Stadioni dai tifosi rossoneri, e Alessandro Antonello, amministratore delegato corporate dell’Inter che è sempre alle prese anche con le difficoltà della proprietà cinese.
I due club hanno rotto gli indugi scrivendo direttamente a Sala nella notte della conferma da sindaco e ricevendo una generica promessa di essere convocati al più presto. Non è ancora avvenuto, ma per prepararsi e forse anche per essere più vicini a Palazzo Marino – sia mai che la chiamata arrivi improvvisa – Scaroni e Antonello sono stati segnalati a pranzo nel ricercato e costosissimo ristorante di Cracco in Galleria a due passi dalla sede del Comune di Milano.
I commensali si sono appartati martedì scorso, 12 ottobre, in una saletta riservata al piano superiore dove non sono passati inosservati. Hanno pranzato e poi Scaroni ha lasciato prima di Antonello il ristorante stellato. Chi avrà pagato il conto? E soprattutto, cosa avevano da dirsi di così importante da spingerli a scegliere una sede neutrale e non uno dei due modernissimi edifici che ospitano i club a Milano?
Di sicuro il tempo comincia a stringere. Come ha ricordato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il nuovo stadio (se sarà) dovrà essere pronto entro il 22 febbraio 2026, giorno della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. “L’unica cosa che non possiamo permetterci è che ci sia un cantiere” ha spiegato, paziente ma non troppo.
Fatti due calcoli, la telenovela del nuovo San Siro è arrivata al dolce con spazio giusto per caffè e ammazzacaffè. Oltre non si può andare, con buona pace dei Verdi che continuano ad opporsi. Il conto di un ‘No’ rischia di essere molto più salato di quello pagato da Scaroni e Antonello nel ristorante stellato di Cracco.