La legge regionale della Lombardia sulla rigenerazione urbana è incostituzionale. È la decisione della Suprema Corte, depositata il 28 ottobre 2021 e firmata dal giudice Giancarlo Coraggio, sulla normativa lombarda che stabiliva bonus volumetrici fino al 25% per chi recupera un immobile abbandonato o degradato. Una norma che la scorsa primavera ha condotto a un aspro conflitto fra l’ex assessore all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran (Pd), e l’omologo di Regione Lombardia, il leghista Pietro Foroni.
Il Comune di Milano ha sollevato i dubbi di incostituzionalità prima davanti al Tar Lombardia che ha inviato alla Consulta. Ora i giudici costituzionali hanno stabilito che la normativa lombarda comprime la libertà e l’autonomia dei Comuni nel pianificare lo sviluppo del proprio territorio; discrimina fra gli stessi in base alla popolazione, perché nei paesi e nelle città con oltre 20mila abitanti non sarebbe stata possibile alcuna “riserva di tutela” (cioè ambiti del proprio territorio ritenuti meritevoli di una difesa rafforzata del paesaggio); e infine una norma contraddittoria con il suo scopo dichiarato: quello di “ridurre il consumo di suolo”, senza prevedere delle compensazioni – in gergo: monetizzazioni – rispetto al nuovo e ulteriore carico urbanistico.
Nella sentenza si legge come venga limitata “la funzione fondamentale dei Comuni in materia di pianificazione urbanistica” spingendosi “oltre la soglia dell’adeguatezza e della necessità”. Una norma non lascia agli enti locali la libertà di decidere “delle funzioni da insediare sul proprio territorio”. Ancora: si legge nel dispositivo che grazie agli “ampliamenti di volumetria riconosciuti a chi intraprenda operazioni di recupero di immobili abbandonati, stabiliti in misura fissa e in percentuale significativa oscillante tra il 20 e il 25 per cento” ai “Comuni lombardi” viene “imposta una disciplina che genera un aumento non compensato della pressione insediativa, che per certi aspetti potrebbe risultare poco coerente con le finalità perseguite dalla stessa legge regionale” in vista dell’obiettivo di “minimizzazione del consumo di suolo”.
Regione Lombardia ha già modificato l’impianto della norma, a giugno 2021, prima della pronuncia dei giudici, per accelerare eventualmente sui tempi di quella che Foroni considera una misura fondamentale per far ripartire l’economia. Il nuovo testo lascia margini di discrezionalità molto ampi adesso a sindaci, assessori all’urbanistica e Comuni e non discrimina più fra quelli sopra o sotto i 20mila abitanti. Ora la sentenza della Corte Costituzionale mette in discussione l’intero impianto dei bonus volumetrici rispetto alla contraddittorietà rispetto all’obiettivo di “ridurre il consumo di suolo”. Ma ora che è stato ripristinata l’autonomia degli enti locali la decisione se utilizzarli o meno spetta ai sindaci, entro il 31 dicembre 2021. Che avranno alla fine l’ultima parola.