Spiacente, l’utente desiderato non è più raggiungibile. Si potrebbe usare la metafora telefonica per introdurre la ricerca di personaggi apparsi sulla scena politica italiana e poi scomparsi dai radar senza aver inciso, come avrebbero sperato, nella vita della Repubblica.
Ingroia: nel 2012 la sua “rivoluzione civile” (mancata)
Il parallelo calza anche perché, alcuni di loro, quando si sono presentati alle elezioni, non sono riusciti ad andare oltre percentuali da prefisso telefonico. Come nel caso di Antonio Ingroia.
La notizia più recente che se ne ha, con tanto di relativo video della conferenza stampa postato anche sulla pagina Facebook del suo studio legale (sedi a Roma, Palermo e Milano), è quello di essere stato scelto come avvocato dall’ultranovantenne Gina Lollobrigida per la diatriba che la vede contrapposta al figlio sulla questione che riguarda la capacità dell’attrice di amministrare i suoi beni. Nei suoi progetti, invece, Antonio Ingroia aveva puntato tutte le sue fiche su una luminosa carriera politica. E’ il 2012 quando fonda “Rivoluzione civile”. Alle elezioni politiche del 24 e il 25 febbraio 2013 Ingroia si candida direttamente come premier. Dopo che la sua formazione ottiene il 2,25% alla Camera dei deputati e l’1,79%, al Senato non raggiungendo le soglie di sbarramento, l’ex magistrato “allievo di Falcone e Borsellino ”, come ama ricordare, addossa la colpa dell’insuccesso al Pd e al suo segretario di allora Pierluigi Bersani. Ma, soprattutto, annuncia dalle pagine di “Repubblica”: «la battaglia continua».
Ingroia, l’addio alla toga e la fondazione di Azione civile
Intanto dopo la sua candidatura, non potendo più svolgere le sue funzioni di magistrato in Sicilia, il Csm lo trasferisce ad Aosta. Qui però diventa più probabile incontrare Rocco Schiavone, protagonista dei romanzi di Antonio Manzini, del barbuto magistrato: in entrambi le situazioni bisogna lavorare di fantasia. Ingroia allora decide di diventare ex, abbandonando la toga e, a breve, rilancerà, dando vita a una nuova formazione politica, Azione civile, che nel simbolo porta il suo nome, ancora attiva oggi.
“Non sono mai stato comunista”
Tanto che il 16 novembre scorso Ingroia, abituato in passato a ben altri palcoscenici mediatici, rilascia una intervista al sito Spraynews (2200 like su Facebook) in cui spiega: «Mi occupo ancora di politica con il movimento Azione Civile che si occupa sempre degli stessi temi, legalità, giustizia e difesa dei diritti dei più deboli». Quindi sgombra il campo da quello che ritiene un equivoco: «Non sono mai stato comunista. Ho avuto soltanto dei compagni di strada con i quali ho condiviso degli obiettivi e dei progetti, ma ripeto non sono stato mai comunista, né tantomeno lo sarei ora».
L’ultima debacle di Ingroia: “La lista del popolo”
Proprio con un comunista, lo scomparso giornalista, ex corrispondente da Mosca dell’Unità, Giulietto Chiesa, principe dei complottisti, nel 2017 Ingroia lanciò “La lista del popolo – La mossa del cavallo”. «Ci rivolgiamo al 60% di elettori che hanno già deciso oggi di non votare alle prossime elezioni” affermò Ingroia in conferenza stampa. Alle urne il 59 e passa per cento di quegli elettori non raccolse il suo appello: mise assieme lo 0,02% alla Camera e lo 0,03% al Senato. Scacco matto alle ambizioni di Ingroia.
Passera: dalle Poste alla (dimenticabile) parentesi politica
Altra meteora della politica italiana può considerarsi sicuramente Corrado Passera: la sua Italia Unica esordì di fatto nel 2015 e chiuse baracca nel volgere di un anno. Commentò sconsolato l’ex ad di Poste Italiane: «Non siamo riusciti a convincere gli italiani». Eppure, il neonato movimento politico, che aveva cominciato a scalciare nella testa dell’ex ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti del governo Monti già nell’ottobre 2013, fu presentato dallo stesso come frutto dell’ambizione «di costruire un grande partito, anzi, il più grande partito italiano».
Giusto il tempo di una sconfitta elettorale alle amministrative di Milano: Passera aveva prima annunciato la sua candidatura a sindaco, riempiendo di cartelloni la città con la scritta “Basta con la sinistra”, poi aveva rinunciato decidendo di dare il suo appoggio a Stefano Parisi, il candidato del centrodestra poi sconfitto da Beppe Sala. Passera è tornato al suo vecchio lavoro di banchiere e ha fondato illimity, “gruppo bancario ad alto tasso tecnologico” , di cui è amministratore delegato.
Parisi, grande promessa mancata del centrodestra moderato
Lo stesso Stefano Parisi, che sembrava destinato a a diventare una delle stelle più fulgide del firmamento del centro-destra oggi è tornato a fare il manager a Chili, azienda da lui stesso fondata, che trasmette film e serie tv in streaming, considerata l’alternativa italiana a Netflix. Dopo la sconfitta contro Sala, Parisi ebbe una seconda bocciatura come aspirante governatore del Lazio nel 2018, messo all’angolo da Nicola Zingaretti. Nel frattempo l’ex city manager di Gabriele Albertini a Milano, un passato giovanile nelle fila del Partito socialista e alcuni incarichi in diversi ministeri, aveva dato vita alla sua creatura politica battezzata “Energie per l’Italia”. Chiamò l’evento di fondazione “Megawatt”, ma non riuscì a dare la scossa desiderata all’area moderata.
Parisi, l’addio alla politica sui social: “Torno al mio lavoro”
L’addio alla politica con un lungo post su Facebook: “Torno al mio lavoro. Sono stati cinque anni di impegno politico straordinari. Ma credo che la politica debba essere popolata da professionisti che ne conoscano i meccanismi, le regole e il linguaggio. E credo anche che richieda impegno ed energia e che chi vive nella politica debba essere anche pronto a lasciare. Ho lavorato con tutte le mie forze per realizzare un sogno: contribuire a costruire una casa politica in cui la maggioranza degli italiani avrebbe potuto ritrovare la fiducia”.
Favia, il prescelto di Grillo tradito da un fuori onda
A proposito di sogni, Giovanni Favia, primo consigliere regionale a 5 Stelle dell’Emilia Romagna, pensava di essere riuscito a realizzare il suo: essere un prescelto di Beppe Grillo. Fino a quando in un fuori onda non si lasciò “scippare” da un giornalista di “Piazzapulita” le sue lamentele per la scarsa democrazia nel Movimento. A lui che era stato tra i primi dirigenti di peso dei 5 Stelle, il Politburo grillino prima gli toglie il simbolo e poi lo espelle.
Oggi fa il ristoratore (è socio di una catena di sei ristoranti), si dedica alle battaglie di categoria ma sembra non voler abbandonare la giungla della politica, tanto che è stato promotore del “Bologna social forum”, il cui simbolo è comparso assieme a quello di Italexit, il movimento di Gianluigi Paragone, alle ultime comunali del capoluogo felsineo. Qualche anno fa Favia aveva fatto un passaggio in Azione civile con Antonio Ingroia.
Che fine ha fatto l’ex presidente della Sicilia Crocetta?
Collegamento che ci riporta in Sicilia: che fine avrà fatto l’ex presidente Rosario Crocetta? Prima sindaco di Gela e poi governatore, icona dell’antimafia e uno dei primi politici a dichiarare apertamente la propria omosessualità, una vita sotto scorta, da qualche tempo ha deciso di trasferirsi in Tunisia, scottato dalla mancata ricandidatura dopo il suo primo mandato (2012-2017) e dalla mancata ammissione di una propria lista alle regionali.
Crocetta, nuova residenza in Tunisia (non lontano da Hammamet)
Crocetta ha venduto la sua casa di Gela e ha preso la residenza in una città non molto distante da Hammamet. Così spiega la sua scelta in una intervista: «Ho cambiato la residenza perché dopo tanto tempo non è che potevo fare l’extracomunitario. E poi la pensione è tassata al 5%. È anche conveniente. E poi ero stanco. Dopo cinque anni massacranti mi concedo un periodo sabbatico. Continuo la mia vita low profile. Mi farò i miei processi. Sono molto rispettoso della magistratura». Dei processi di cui parla Crocetta, uno è in corso in questi giorni, ed è quello al cosiddetto “Sistema Montante”, con riferimento all’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, finta icona antimafia, al quale Attilio Bolzoni ha dedicato un libro, “Il padrino dell’antimafia”, edito da Zolfo editore.
Pisapia e la desolazione del Campo progressista
Anche Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e oggi eurodeputato eletto come indipendente nelle fila del Pd, nel 2017 ha provato a lanciare un suo movimento politico, “Campo progressista”: «Un progetto del tutto nuovo, che nasce con una grandissima ambizione: offrire altro, rivoluzionare la politica, cambiarla nel profondo. Vogliamo unire storie e percorsi diversi e costruire una casa comune, per riunire chi vuole fare qualcosa per la società e non trova il modo». Qualcuno sa com’è andata a finire?