Il concetto chiave è: “Il sistema pubblico deve puntare sulla robotica e sulla mininvasività”. Sintetizza così a True-News le recenti misure di Regione Lombardia sulla chirurgia robotica il professor Giorgio Bozzini, il nuovo direttore dell’Unità Operativa Complessa di Urologia all’ospedale Sant’Anna di Como nell’Azienda socio sanitaria territoriale Lariana. È fra i massimi esperti di tecniche laser e chirurgie mini invasive, quella particolare tipologia di interventi in cui non necessariamente si praticano incisioni chirurgiche, come per esempio la tecnologia con il Laser al Tullio. I vantaggi? Ormai consolidati in letteratura: si va dalle minori ospedalizzazioni fino a un’esposizione inferiore ai rischi di infezioni ospedaliere. Per i pazienti a livello di outcome fisiologici-clinici (esiti perioperatori, perdite ematiche e quindi trasfusioni, durata di degenza) i dati parlano a favore della tecnica mininvasiva con assistenza da remoto, in particolare con riferimento ad alcune tipologie di intervento come la prostatectomia radicale o la nefrectomia parziale.
La delibera di Regione sulla “chirurgia robotica pubblica”
L’ultima delibera di Regione Lombardia sul tema è di inizio novembre. E oltre a sancire il principio della “chirurgia robotica pubblica” mette nero su bianco linee guida su training e formazioni, indicazioni alle Aziende per l’acquisto e la sostituzione dei robot “ma sopratutto standard di eccellenza” spiega Bozzini. “Le aziende sanitarie lombarde dotate di robot devono impiegarli continuativamente per un numero stimato superiore a 250 interventi anno con utilizzo multidisciplinare” dice il professore. È questo infatti lo standard minimo per garantire il mantenimento delle competenze e gli outcome attesi.
In Lombardia 9 sistemi di chirurgia robotica
Per il momento sono 9 i sistemi di chirurgia robotica presenti presso le strutture sanitarie pubbliche sul territorio lombardo: 3 a Milano e 1 ciascuno nelle provincie di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Pavia e Varese. Il tema è semmai quello che dell’obsolescenza, in alcune strutture come mette nero su bianco Regione, della risorsa “chirurgia robotica”. E anche la “sperequazione” fra i territori nell’equità di accesso alle cure visto che la sola Milano ha il tasso più alto di attrazione per l’accesso ai trattamenti, generando però anche delle disparità in questo senso.
Robotica: due strade per risolvere le criticità
Ora Palazzo Lombardia ha preso due strade per risolvere le criticità. La prima è quella di mettere in piedi un modello centralizzato di acquisito di sistemi di chirurgia robotica videoassistita, anche mediante il ricorso a soluzioni flessibili come il noleggio/leasing/comodato gratuito, per fare economia di scala. La seconda è stata individuare nell’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda e l’Ass Santi Paolo e Carlo di Milano i “centri di formazione per la chirurgia robotica” e alla Santi Paolo e Carlo anche il compito di dare definizione tecnico-scientifica dei contenuti a uno studio “value based health care” del sistema di chirurgia robotica video assistita, finalizzato al monitoraggio di volumi ed esiti nell’ambito di tutte le competenze specialistiche, all’interno del gruppo di lavoro regionale coordinato dalla Direzione Generale Welfare.
Un centro di chirurgia laser al Sant’Anna di Como
Nel frattempo però i territori si muovono per andare incontro alla nuova frontiera. Bozzini, che nel 2020 ha ricevuto il prestigioso “Premio D’Armiento” per il miglior contributo scientifico in ambito endourologico durante il 93esimo congresso della Società Italiana di Urologia, ha in dirittura d’arrivo l’accordo per aprire un “Centro di chirurgia laser all’Ospedale Sant’Anna di Como”. “Sarà un luogo – spiega – dove afferiscono le maggiori aziende e realtà di settore per sedute di training sulle tecniche laser mini invasive”.