Nel 1981, quando il virus dell’HIV fa la sua comparsa porta con sé una nuova e disarmante paura del contagio: la diagnosi della malattia equivaleva a una condanna a morte e lo stigma nei confronti dei sieropositivi portava le persone a essere terrorizzate alla sola idea di sfiorare la mano ai malati di AIDS, che si trovarono così isolati, abbandonati e con un senso di impotenza di fronte alla malattia.
Aids, ancora molto resta fare
Oggi sono passati 40 anni da quando il mondo venne a conoscenza dell’AIDS e fortunatamente molti di quei pregiudizi immotivati sono stati superati, sebbene ancora molto ci sia da fare. Adesso un’altra nuova pandemia – COVID-19 – sta mettendo a repentaglio i progressi nella lotta contro l’HIV, ottenuti con tanta fatica negli ultimi anni.
Chora presenta “Un filo rosso. Aids, una storia ancora aperta”
In occasione di questo importante anniversario, CHORA – la podcast company italiana, fondata nel 2020 da Guido Maria Brera, Mario Gianani, Roberto Zanco e Mario Calabresi che la dirige – presenta Un Filo Rosso. Aids, una storia ancora aperta, un podcast di Mario Calabresi, scritto insieme alla giornalista Silvia Nucini e promosso da the Global Fund – Fondo Globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria – che ripercorre la storia della lotta collettiva contro l’HIV e le sue conseguenze sociali per conoscere i progressi fatti finora e le sfide che ancora dobbiamo affrontare.
Storia e geografia della malattia sino ad oggi
In 4 episodi da 30 minuti circa l’uno, la voce di Mario Calabresi attraversa la storia e la geografia della malattia a partire dai primi casi diagnosticati negli Stati Uniti fino ad arrivare ai giorni nostri e alla situazione nei paesi africani, che ancora oggi sono i più colpiti, e in quelli occidentali, dove una maggiore accessibilità alle cure ha tuttavia creato una fittizia sensazione di immunità.
Ogni puntata è arricchita da interviste ad esperti sul tema
Ogni episodio è arricchito da interviste a esperti sul tema che insieme vanno a costruire un puntuale racconto degli ultimi 40 anni di lotta politica per il riconoscimento dei diritti delle persone sieropositive. Grazie al contributo professionale e personale di queste preziose testimonianze prende così forma una narrazione capace di affrontare, senza pudori, lo stigma nei confronti delle persone sieropositive, della comunità LGBTQ+ e di chi faceva abuso di sostanze stupefacenti, oltre che la reticenza dei governi nei primi momenti della pandemia, la formazione di gruppi di contrasto nazionali e internazionali sino ad arrivare ai progressi politici e sanitari compiuti fino a oggi.
Nel 2001 la nascita di The Global Fund
Cruciale in questo contesto è stata la presenza e la fondazione, a margine del G8 nel 2001, di the Global Fund, organizzazione internazionale che raccoglie e distribuisce risorse per prevenire e curare l’HIV, la tubercolosi e la malaria a livello globale.
Alcune delle voci protagonist del pocast
Di seguito alcune delle voci che hanno contribuito alla realizzazione del podcast:
Stefano Vella, medico specializzato in malattie infettive e in medicina interna. Sostenitore di Global Health. Ha fatto parte della commissione internazionale OMS per le terapie antiretrovirali e della delegazione italiana all’ONU nella sessione speciale dedicata all’AIDS.
Dominique Corti, figlia di Piero Corti e Lucille Teasdale, è medico e Presidente della Fondazione Corti, creata in Italia per la volontà dei suoi genitori nel 1993. Porta avanti il lavoro da loro iniziato con grande impegno e passione.
Fabio Cantelli, vicepresidente del Gruppo Abele, precedentemente è stato portavoce e ospite della comunità di recupero di San Patrignano, fondata da Vincenzo Muccioli. Ha un passato di tossicodipendenza e oggi convive con l’HIV.
Mauro Guarinieri, membro della commissione del The Global Network of People Living With HIV/AIDS, lavora con the Global Fund dal 2009.
Don Luigi Ciotti, Fondatore del Gruppo Abele, un’associazione nata a Torino nel 1965 per iniziativa dello stesso Luigi Ciotti, che si occupa di aiutare e sostenere le persone che vivono ai margini.
Rosaria Iardino, giornalista, sieropositiva dall’età di 17 anni, nel ‘91 ha preso parte a una delle campagne anti-stigma più note: è stata baciata sulla bocca davanti al fotografo dall’immunologo Ferdinando Aiuti per dimostrare che l’HIV non si trasmetteva attraverso la saliva.
Natalia Aspesi, giornalista, scrittrice e critica cinematografica, racconta l’impatto sulla società italiana e internazionale e la mobilitazione del mondo della moda, del cinema e della musica.
Dott.sa Noorjehan Abdul Majid, medico della Comunità di Sant’Egidio, a capo del programma Dream in Mozambico e Malawi.
Peter Sands, Executive Director di the Global Fund.
Grace Ngulube, originaria del Malawi, è una “Youth Champion” dell’International AIDS Society. Lavora per offrire servizi sanitari ai giovani sieropositivi. Si occupa di prevenzione, sensibilizzazione in termini di salute sessuale e diritti riproduttivi. Convive con l’HIV.
Stefania Burbo, membro del Network italiano salute globale dal 2004, la rete che riunisce dieci organizzazioni della società civile che operano nel Sud del mondo (ActionAid, Aidos, Amref Health Africa, Ccm, Cesvi, Coopi, Cospe, Medici con l’Africa Cuamm, Medicus Mundi Italia, World Friends).