“Ma perché non si ritira?”. La domanda tra gli appassionati di motociclismo è ormai diventata un must. Valentino Rossi, forse il più grande di tutti i tempi, non smette. Per altri due anni sarà al via della stagione di MotoGp, le prime, dopo lustri, senza trovarsi alla guida di una moto “ufficiale”. Ma tant’è. Rossi è uno che ha sempre amato le sfide. E già questa è una risposta alla domanda iniziale. Va poi considerato l’amore per le moto e le corse (seconda risposta), ed il fatto che per tutto l’ambiente (sponsor, telespettatori tv, pubblico pagante) il Dottore è ancora un valore assoluto (e terza risposta).
Dal punto di vista sportivo però i dati sono impietosi: un successo negli ultimi 4 anni, e nel biennio 2019-2020 solo tre podi, finendo (tra Covid e cadute varie) in quest’ultima stagione al 15° posto della classifica piloti. Insomma, Rossi sembra non avere più chance, surclassato non solo da Marquez ma anche da un manipolo di giovani piloti (Mir, Quartararo, Morbidelli) che hanno una marcia in più e lo relegano a lottare per posizioni da comprimario. C’è però un considerazione da non dimenticare: Valentino Rossi non è solo un pilota, è molto di più. È un’azienda che ha chiuso, secondo Forbes, il 2020 con 140 milioni di euro di guadagno. Ingaggio, sponsor, la sua scuderia e la Vr46 Academy fanno di Rossi una vera e propria macchina da soldi che ha bisogno, per poter viaggiare a gonfie vele, della sua presenza in pista. Così, poco conta se si macchia con annate da comprimario una carriera fino a poco fa leggendaria. Perché nella classifica degli sportivi più ricchi d’Italia Rossi è primo, secondo e terzo.