“Se dopo 40 anni se dobbiamo ancora parlare di Hiv, allora abbiamo un problema. Il problema è che bisogna parlarne perché non si parla più di Hiv”. È quasi un scioglilingua, che c’entra perfettamente l’obiettivo, quello proposto dalla Presidente di Fondazione The Bridge, Rosaria Iardino, in occasione della Giornata mondiale della Lotta all’HIV, lo scorso primo dicembre al Palazzo Pirelli di Milano, a margine de “Penso positivo. L’HIV ieri, oggi e domani”. Una ricorrenza importante: i 40 anni dalle prime segnalazioni di casi di AIDS nel mondo. E i 30 anni dallo “storico” bacio tra la stessa Iardino, persona sieropositiva, e l’immunologo Fernando Aiuti, che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella percezione della sieropositività per quelle generazioni.
Hiv, “Due generazioni non hanno la percezione del rischio”
Oggi il “problema”, per usare le parole della Presidente di The Bridge, è che “abbiamo almeno una, forse due generazioni, che non hanno più la percezione del rischio”. Per questa ragione, dopo quasi mezzo secolo, “bisogna continuare a parlarne” sottolineando come “le persone con Hiv stanno bene, hanno una buona qualità di vita grazie ai farmaci e alle cure che non mancano in Italia” ma con fisso in testa un “obiettivo” che “deve essere quello di non avere più nuovi malati”. E il principale strumento che esiste per ottenere questo risultato rimane sempre lo stesso: “Formare e informare i giovani” dice Rosaria Iardino a True-News.
Come? “La priorità è che il Ministero della Salute spenda dei soldi per una corretta campagna di comunicazione legata ai bisogni del Paese”. Per Iardino serve “parlare in maniera chiara: utilizzare il profilattico” durante i rapporti sessuali e raccontare anche “che le persone sieropositive, se assumono correttamente i farmaci, non infettano più”.
Hiv, “Serve campagna mediatica di massa del Ministero”
A Roma è stato proposto anche il fortunato slogan di matrice angloamericana che in Usa trova spazio nei documenti ufficiali di Università e Centri per il controllo delle malattie infettive: “Undetectable = Untransmittable”. Tradotto: non rilevabile = non trasmissibile. E tuttavia anche nel 2021-2022 una campagna mediatica di massa su questo fronte è stata rinviata a data da destinarsi. “Anche quest’anno il Ministero non ha voluto fare una campagna di questo tipo, chiara – chiude Rosaria Iardino –. Ne farà forse una, perché a oggi non è pervenuto nulla, nemmeno uno spot, per indirizzare il test: è importante ma non esiste solo il test”.