La Roma è prigioniera di Josè Mourinho! Non stiamo esagerando in maniera provocatoria e iperbolica, ma in realtà ci limitiamo ad esporre la realtà dei fatti.
Roma, Mourinho ti tiene in gabbia
Il club giallorosso, infatti, praticamente è in ostaggio del tecnico portoghese, che ha avuto carta bianca e fa il bello e il cattivo tempo dalle parti di Trigoria.
Pieni poteri tanto da permettersi di mettere mezza squadra sul mercato dopo le sconfitte più cocenti, svalutando il valore patrimoniale dei tesserati. La lista degli esuberi è lunga: si va dagli spagnoli Borja Mayoral e Villar (valevano 40 milioni in due con Fonseca…) a Kumbulla, Diawara e Reynolds. Senza dimenticare le dolci paroline per Shoumodrov rilasciate nel post Roma-Inter: “Avevamo un attacco nullo”. Peccato che per l’uzbeko i giallorossi abbiano speso 20 milioni di euro (bonus inclusi). Con l’avallo totale all’operazione proprio del tecnico.
Mourinho – comunque vada la stagione – è in posizione dominante. Lo dice il contratto siglato 6 mesi fa. In particolare lo Special One ha fatto inserire la scorsa primavera – al momento di firmare con la società dei Friedkin – una clausola molto importante e che può indirizzare le sorti della squadra. Infatti la Roma, praticamente, non potrà mai esonerare Mourinho per l’intera prima stagione dei 3 anni di contratto. Pena il pagamento al doppio delle spettanze del tecnico portoghese per l’anno di contratto stipulato. Tradotto in soldoni: Mou guadagna 7 milioni netti all’anno fino al 2024 e se la Roma decidesse di esonerarlo in questa stagione dovrebbe indennizzarlo con il pagamento di 14 milioni. Un bagno di sangue vero e proprio che scaccia i possibili pretendenti alla panchina romanista e al tempo stesso blinda l’ex condottiero di Inter e Chelsea.
Avanti con Mourinho ma i dubbi sono tanti
Insomma, Mourinho è al riparo per quest’anno anche in caso di naufragio. Ecco perché i nomi di Rino Gattuso e Rudi Garcia (un ritorno) circolati negli ultimi giorni nell’etere capitolino non trovano la benché minima conferma. Avanti con Mou, volente o nolente. Almeno fino a giugno. Poi sarà il caso di tirare le somme. Per ambo le parti.
Il portoghese, infatti, era convinto che i Friedkin e Tiago Pinto costruissero una squadra da primissimi posti e non l’attuale “Rometta” come l’hanno ribattezzata con scherno i rivali cittadini di tifo laziale. Vero anche che lo Special One finora ha inciso poco: idee tattiche vetuste, tante polemiche e tutti gli scontri diretti falliti. Già 7 le sconfitte in campionato in 16 giornate: una media da metà classifica. Senza dimenticare la disfatta norvegese in Conference League. Da Mourinho a Bollitinho, il passo potrebbe essere breve e nella Capitale si interrogano sulle reali potenzialità di Josè, che da Re della comunicazione com’era in passato, adesso si trincera dietro mancate risposte alle interviste e in conferenza stampa evita spesso e volentieri di rispondere ai quesiti dei cronisti. Il segnale di un declino preoccupante per chi un tempo rispondeva tronfio e brillantemente in ogni intervista.
D’altronde Mourinho è reduce da tre esoneri (Chelsea, Manchester United e Tottenham) e forse è entrato nell’autunno della carriera. La scelta di ripartire dalla Roma gli era sembrata la soluzione giusta per abbassare le aspettative e poter lavorare senza l’obbligo di vincere. Con un progetto triennale per riportare la Roma al vertice. Ma nel calcio italiano – si sa – la pazienza non è infinita e Mourinho lo sa bene. Ecco perché invoca rinforzi (almeno 3) per gennaio. Basteranno per rilanciare i giallorossi? Vedremo. Ma soprattutto il club capitolino lo accontenterà o farà un mercato low-cost. Senza top player anche per lo Special One diventa dura fare miracoli…