Alla fine è successo davvero. Lo scorso 9 dicembre c’è stato lo sciopero dei dipendenti statali (con l’eccezione del personale sanitario, ovviamente). Nonostante tutto, la categoria ha quindi deciso di scioperare nel mezzo di una pandemia, una scelta che a tutti è sembrata allucinante o quanto meno fuoriluogo, tanto che persino Repubblica ha pubblicato un commento puntiglioso firmato Tito Boeri e Stefano Perotti. Insomma, tutti si sono chiesti: ma proprio quelli che non hanno subito alcun taglio allo stipendio nel corso di tutto il 2020, si mettono a scioperare?
Vediamo quindi di chiarire cos’è successo, cosa ha portato allo sciopero e quali sono state (finora) le sue conseguenze. Le ragioni, innanzitutto: la lotta per le assunzioni e l’obiettivo di sostituire i 50 mila lavoratori “che verranno a mancare alla pubblica amministrazione e sono una straordinaria occasione per l’innovazione dei servizi e per tanti giovani che possono sperare in un lavoro stabile”, come si legge in un comunicato della CGIL (di cui trovate il PDF qui); la regolarizzazione dei 170 mila precari della Pubblica Amministrazione, e la lotta per la sicurezza nel settore sanitario e non (“Gli operatori sanitari sono aggrediti negli ospedali. I lavoratori pubblici sono offesi e denigrati.”, si legge. Ma anche il rinnovo dei contratti di Sanità, Enti Locali, Amministrazioni centrali, “che sono scaduti da due anni”. Insomma, sempre per citare la CGIL, si sciopera per arrivare per “la fine della stagione dei tagli lineari – confermati purtroppo nelle prime bozze di legge di bilancio 2021 – e un piano straordinario di assunzioni che copra almeno le fuoriuscite per pensionamento”, come taglia corto un altro comunicato (pdf).
Uno sciopero controverso fin da subito, con le critiche della Ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, chei i segretari generali hanno definito “attacchi pretestuosi”, per poi stilare una lista dei “10 errori della Ministra” (qui), come il non sfruttare il Recovery Fund per rilanciare la PA. Si arriva così al 9 dicembre e a uno sciopero strano, dall’affluenza difficile da misurare per via di distanziamento sociale e smart working. Ma soprattutto, si arriva alla resa di Dadone, che il giorno dopo ha annunciato la riapertura dei “tavoli tecnici di confronto sia sulle misure che possono essere definite dentro la manovra, sia sulle questioni della riforma della PA e del Recovery Fund”. Sipario.