C’è un non detto, o meglio, ce n’è più di uno che in queste settimane (per non dire mesi) sta girando nei corridoi del calcio che conta, sia esso italiano o europeo. La domanda di tutti infatti, dalla Lega Serie A alla Uefa è: ma quali sono gli ascolti delle partite trasmesse via streaming?
Amazon e la Champions League, Dazn e la Serie A: gli ascolti?
Il dubbio è lecito dato che in questi mesi sui numeri degli spettatori se ne sono sentite di tutti i colori. Alcuni hanno provato anche ad organizzare forum e webinar per cercare di dare credibilità e spiegazioni valide, ma a quanto pare non è che ci sono riusciti.
Il «non detto» (cioè, quelli che molti pensano ma nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente) infatti è che le cifre fornite non siano molto credibili, anzi.
Ma c’è anche un «non detto» che arriva da dentro le stesse realtà dello streaming italiano: Dazn per il campionato e Amazon Prime Video per la Champions League.
Sia chiaro, nessuno parla di flop ed i dati raccolti sembrerebbero dimostrarlo, ma ci sono cose che ormai non si possono più nascondere. Ad esempio sui dati delle esclusive di Champions League nella sede di Amazon Prime sono in molti ad ammettere che i numeri di spettatori raccolti da Sky (che detiene i diritti tv sulla stragrande maggioranza delle partite) sono lontani, per certi versi irraggiungibili. E che sono ancor più lontani quelli raccolti dalla partita trasmessa in chiaro su Mediaset.
Ascolti in streaming bassi: quali le spiegazioni
La spiegazione che si danno all’interno delle due aziende è analoga: il calcio non ha più l’appeal di una volta, soprattutto sui più giovani, il vero popolo dello streaming. Insomma, che sia Inter o Juventus, che contro ci siano corazzate come Chelsea o Real Madrid, la curva non sale. E se non è una questione di match non può che essere una questione di sistema, di mentalità, di cultura televisiva più che sportiva. E questo, se per Amazon Prime e Dazn è una cosa su cui più di tanto non possono fare, per Uefa e Lega Calcio è un guaio, un guaio economico.
Meno spettatori, e numeri in questo senso poco chiari, non è che proprio siano molto graditi ai grandi sponsor che soprattutto per mettere i loro brand vicino alla Coppa dalle grandi orecchie, versano decine di milioni di euro. Qualcuna, si dice, in questo senso, avrebbe già storto il naso.
Di sicuro, fanno però notare agenti ed esperti di marketing, lo «spezzatino» di abbonamenti, promozioni, strumenti, non aiuta i tifosi costretti a rincorrere ad ogni turno di coppa la loro squadra del cuore (o la loro rivale storica per cui gufare) tra satellite, streaming e nuovo digitale terrestre.
Certo, i soldi (tanti) delle società di streaming fanno comodo a tutti. Ma davvero il gioco vale la candela? E anche questo è un «non detto»