Il presidente eletto del Cile, Gabriel Boric, ha fatto sapere che i nomi dei ministri che andranno a comporre il nuovo gabinetto di governo saranno indicati non prima della fine di gennaio. Ciononostante, dal punto di vista del programma che l’esecutivo punta a mettere in campo, Boric sembra aver già le idee molto chiare. Con una differenza inaspettata di quasi 12 punti percentuali, Boric – esponente della sinistra cilena – ha prevalso sul suo rivale, l’avvocato legato alla destra radicale José Antonio Kast, nelle elezioni tenutesi lo scorso weekend.
Il capo di Stato più giovane nella storia del Paese
All’età di 36 anni, quando assumerà la presidenza l’11 marzo 2022, Boric diventerà il capo dello Stato più giovane nella storia del Paese, nonché il primo presidente a non appartenere a nessuno dei partiti tradizionali che hanno governato il paese dal ritorno alla democrazia nel 1990. Il presidente eletto, pur senza fare nomi, ha spiegato alcuni dei criteri che guideranno le sue scelte per la squadra di governo. “Non ho ancora nomi ma stiamo iniziando i colloqui”, ha dichiarato l’ex leader studentesco, sottolineando che “verrà rispettato il criterio di parità di genere” e che non si esclude la scelta di personalità “indipendenti”.
Cile al bivio: la scelta del presidente più a sinistra della storia
Nel ballottaggio tra Boric e Kast il Paese andino si è ritrovato difronte al bivio più largo possibile dal punto di vista delle ideologie politiche. Con Boric, infatti, i cileni hanno scelto il presidente più a sinistra della loro storia dai tempi di Allende, mentre con Kast il Paese avrebbe compiuto una virata a destra come non se ne vedevano dai tempi della dittatura militare di Augusto Pinochet. Trionfante nella tornata elettorale con la più alta affluenza dalle elezioni presidenziali del 2013 (le prime con voto volontario), Boric rappresenta una generazione di giovani politici che, insoddisfatti dell’evoluzione del Paese negli ultimi tre decenni, promettono di avanzare verso uno Stato di benessere improntato ad una forte agenda sociale. A giudicare dal discorso d’insediamento e dalle sue prime dichiarazioni pubbliche sembrerebbero sostanzialmente due i pilastri centrali della futura azione governativa di Boric: diritti umani e lavoro.
Boric rassicura i mercati: “Avanti con le riforme, ma gradualmente”
“In Cile purtroppo c’è ancora impunità, sia per quanto riguarda i crimini commessi durante la dittatura militare che nei confronti delle violazioni dei diritti umani perpetrate durante le proteste sociali”, ha affermato. Boric ha inoltre annunciato che, in coordinamento con l’Istituto nazionale per i diritti umani (Indh), verranno vagliati tutti i casi delle persone arrestate e messe sotto processo durante le manifestazioni dell’ultimo anno. “Le decisioni democratiche non dovrebbero essere soggette a pressioni di questo tipo”, ha affermato il presidente in riferimento al crollo della borsa di Santiago avvenuto lunedì, a poche ore dalla chiusura dello spoglio. “Andremo avanti con le riforme ma gradualmente, le spese vanno finanziate con entrate”, ha aggiunto Boric in quello che sembra un tentativo di rassicurare i mercati.
Indicazioni più precise vengono dal programma elettorale con cui Boric ha ottenuto le chiavi della Moneda. Il presidente eletto propone di aumentare in quattro anni la riscossione delle tasse del 5% rispetto al Prodotto Interno Lordo (PIL) per finanziare le riforme sociali, nell’ambito di un impegno di “responsabilità fiscale”.
Aumento delle tasse per i super-ricchi
Il piano prevede l’aumento delle tasse sui super-ricchi, le società, i combustibili e l’istituzione di una royalty sulle società minerarie, nonché la riduzione dell’imposta sui consumi (l’Iva locale). Sul fronte previdenziale, Boric aveva originariamente promesso di porre fine all’attuale sistema degli amministratori dei sistemi pensionistici (AFP) – fondi previdenziali privati – anche se si è detto disposto a discutere su questo punto. L’obiettivo è quello di realizzare una profonda riforma che contempli un nuovo sistema pubblico e misto gestito da un’istituzione pubblica autonoma. La proposta include anche, tra le altre misure, la creazione graduale di una pensione di base universale.
L’abolizione dell’assicurazione sanitaria privata
Per quanto concerne la sanità, Boric ha promesso l’eliminazione graduale dell’attuale sistema Isapres (assicurazione sanitaria privata), destinato a trasformarsi in un circuito di assicurazioni complementari volontarie. Il leader progressista punta a creare un Fondo Sanitario Universale (FUS) che finanzi l’assistenza sanitaria nei centri pubblici e privati, nonché di aumentare la spesa pubblica per la salute dell’1,5% del PIL.
Sussidi, orari di lavoro ridotti, attenzione ai diritti dei migranti
Sul fronte del lavoro, il presidente eletto auspica la riduzione graduale della giornata lavorativa fino a raggiungere le 40 ore settimanali e l’aumento del salario minimo tramite un processo graduale. Il governo, secondo il programma elettorale, si impegnerà anche a fornire sussidi per l’assunzione di donne e giovani. Boric ha rimarcato la sua volontà di creare una politica migratoria regolare, ordinata e sicura che rispetti i patti internazionali e abbia un approccio più attento ai diritti umani. La strategia prevede di registrare i migranti privi di documenti che arrivano nel paese e d valutarne la situazione caso per caso. Boric punta inoltre a migliorare le condizioni di insediamento dei migranti e garantire il benessere delle comunità in cui si ritrovano a vivere.
Il dossier scuola e istruzione
Sul dossier scuola, Boric ha annunciato la sua intenzione di rafforzare l’istruzione pubblica, migliorare le condizioni di lavoro degli insegnanti, cancellare i debiti scolastici attraverso un sistema di pagamento a lungo termine da parte dello Stato, creare un nuovo sistema unico di crediti per l’istruzione superiore che sarà temporaneo fino al raggiungimento della gratuità universale. Sarebbe uno strumento pubblico, solidale, senza interesse e senza la partecipazione delle banche.
Una Commissione permanente sui crimini del regime di Pinochet
Sul fronte dei diritti umani – un tema a dir poco cruciale per un paese come il Cile – Boric intende creare una Commissione permanente per esaminare i casi di violazione dei diritti come omicidi, torture e sparizioni avvenuti durante il regime militare di Pinochet. Il nuovo governo si impegna quindi ad attuare un piano nazionale efficace per la ricerca di persone detenute e scomparse e a stabilire un risarcimento completo per tutti i cittadini i cui diritti sono stati violati durante quella che in Cile definiscono “l’epidemia sociale”, cioè l’ondata di proteste che ha investito il Paese a partire dal 2019.
La nascita di un ministero della Sicurezza e la rifondazione dei Carabineros
Boric prevede inoltre la rifondazione dei Carabineros, principale apparato di sicurezza del Paese, per rafforzarne la subordinazione al potere civile, la regolamentazione giuridica dell’uso della forza e la formazione degli agenti al rispetto dei diritti umani. Sempre per quello che riguarda il controllo del territorio, il nuovo governo intende creare di un nuovo dicastero ad hoc, il ministero della Sicurezza, della Protezione civile e della Convivenza cittadina. Infine, ma non meno importante, Boric ha promesso di sostituire la “Legge antiterrorismo” – che ha sostanzialmente dato la copertura legale necessaria a tutte le repressioni anti-sociali dall’era Pinochet – con un nuovo regolamento che tuteli la vita democratica in conformità con gli standard internazionali.
Il Cile ad una svolta, ma non mancano le incognite
Insomma, Boric punta a creare un Cile in grado di buttarsi alle spalle le pagine più dure del suo passato recente. Tuttavia, le profonde trasformazioni che il presidente eletto vuole imprimere al Paese passano per la necessità di affrontare grandi sfide, come ad esempio quella di governare senza maggioranza al Congresso, mantenere il sostegno della coalizione elettorale che lo ha portato al potere, stabilire un ponte di dialogo con la comunità imprenditoriale e barcamenarsi nel rallentamento economico previsto per il 2022 e il 2023. In questo senso, l’anno incipiente sarà a dir poco decisivo per il paese andino: il Cile avrà infatti un nuovo presidente, un nuovo Congresso e, se approvata, anche una nuova Costituzione.