Addio pelliccia. In manovra il divieto di allevare e uccidere visoni e volpi. Ma da tempo le grandi firme hanno messo fuori moda il capo. Questione di etica, ma soprattutto di finanza: la pelliccia è ormai fuori moda. A breve sarà anche fuori legge in Italia. Dall’1 gennaio nel nostro paese è scattato il divieto di allevamento, riproduzione in cattività e uccisione.
Pellicce addio: l’emendamento di Leu
Lo prevede un emendamento alla manovra discussa al Senato, firmato dalla capogruppo di Leu e Presidente del Gruppo Misto al Senato Loredana De Petris, sostenuto da altri 9 senatori e approvato dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama. La misura prevede un indennizzo di 3 milioni per gli allevamenti, che potranno mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. I 5 allevamenti di visoni presenti sul territorio italiano erano stati chiusi provvisoriamente dal Governo a causa della pandemia e molti animali, trovati positivi al Covid o sospettati di esserlo, erano stati uccisi. Il provvedimento scongiura la riapertura originariamente prevista per gennaio. Nei giorni scorsi molti vip e artisti avevano scritto una lettera a Draghi, promossa da Peta, dalla Lav e dalla presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, Michela Vittoria Brambilla.
Un capo vintage e ormai non più redditizio
Si conclude un’era, per un capo che ormai da tempo era visto come vintage e non redditizio. Le entrate sono allo 0,2% per un mercato stimato a 20 miliardi di dollari, di cui quasi 5 in Europa. Così afferma uno studio di settore che viene dalla Danimarca, paese primo produttore al mondo che durante la pandemia si è trovato costretto ad abbattere 15 milioni di visoni a cui l’uomo aveva trasmesso il Covid. La decisione ha causato l’aumento dei prezzi delle importazioni quasi dell’80%.
Diversi Paesi europei hanno bandito gli allevamenti
Dopo anni di proteste e l’affermazione di una coscienza più ecologica e animalista, la pandemia ha dato il colpo di grazia a un settore che perdeva da tempo quote di mercato. Da anni Regno Unito, Austria e Germania avevano bandito gli allevamenti di pellicce; l’Italia è l’ultimo paese ad averli vietati dopo l’Olanda; se ne discute anche in Polonia – terzo produttore al mondo – mentre la Grecia prova a resistere. Oltre alla già menzionata Danimarca, i grandi produttori rimangono Russia, Stati Uniti, Cina e Canada.
Il mercato della pelliccia è da tempo in contrazione
Il mercato mondiale della pelliccia infatti è in forte contrazione. Già nel 2019 il settore lamentava vendite al dettaglio diminuite del 50% in alcuni mercati come quello cinese. Un’altra spia della crisi della pelliccia era arrivata dalle grandi aste internazionali, da sempre sfogo dei capricci di ricchi acquirenti russi e cinesi. Due anni fa aveva chiuso per bancarotta la più grande casa d’aste di pellicce, la Nafa. Lo scorso anno la principale competitor, Saga Fur è andata molto male: nonostante il crollo dei prezzi nel settore, nemmeno la metà delle pellicce di visone, e meno di un decimo di quelle di volpi e procione sono state battute.
Il mercato riflette un cambio di mentalità
L’andamento del mercato riflette un cambio di mentalità frutto anche delle tante campagne delle associazioni animaliste: un articolo de Il Manifesto analizza come la maggioranza degli europei sono favorevoli all’abolizione degli allevamenti e anche il mondo della moda si è adeguato. Nomi importanti hanno deciso di bandire le pellicce dalle loro collezioni, in quanto crudeli, anacronistici e facilmente sostituibili.