Buffon su Ronaldo non la “tocca piano”: ci va duro pesante sul portoghese l’ex numero uno dei bianconeri. In un’intervista al canale sportivo americano in lingua spagnola TUDN, il portiere del Parma ha parlato anche del campione portoghese.
Buffon su Ronaldo: “Prima di lui ragionavamo come gruppo”
Gianluigi Buffon in un’intervista al canale sportivo americano in lingua spagnola TUDN ha parlato in modo duro e diretto dell’influenza di Cristiano Ronaldo sul gruppo squadra: “La Juve ha avuto l’opportunità di vincere la Champions League il primo anno in cui è arrivato Cristiano, che era l’anno in cui ero a Parigi. Non posso sapere cosa sia successo in quel momento“.
Con la presenza di Ronaldo secondo il portiere qualcosa è cambiato: “Quando sono tornato ho lavorato con Cristiano per due anni e abbiamo fatto bene insieme, ma credo che la Juve abbia perso quel DNA di squadra. Quando abbiamo raggiunto la finale di Champions League nel 2017 è stato perché eravamo una squadra esperta e funzionavamo come un’unità. C’era competizione all’interno del gruppo per un posto nell’undici titolare. L’abbiamo persa con Ronaldo“.
I valori del gruppo costruiti negli anni sono stati messi da parte a favore del singolo: “La presenza di Cristiano ci ha influenzato molto. Solo allenarci con lui ci ha dato qualcosa in più, ma inconsciamente i giocatori hanno cominciato a pensare che la sua sola presenza fosse sufficiente per vincere le partite. Abbiamo cominciato a mancare un po’ nel nostro lavoro quotidiano, umiltà, sacrificio, la voglia di tenersi aggiornati con il proprio compagno di squadra. Negli ultimi anni credo si possa vedere“.
Buffon e il suo futuro ancora in campo
Buffon ha 43 anni ma non intenzione ancora di dire addio al calcio giocato: “Mi piacerebbe giocare in Messico o negli Stati Uniti. Sono esperienze che mi piacerebbe fare, ma vedremo cosa accadrà”.
Il portierone, oggi a Parma in serie B, ricorda come i suoi rimpianti sono diventati la sua forza per continuare a giocare: “Se mi chiedi cosa farò domani, la verità è che non so se sarò un manager o un allenatore. Conoscendomi penso che quello che voglio è migliorare. Il fatto che non ho vinto la Champions League è ciò che tiene vivo il mio agonismo. In buona forma e rispetto la mia professione per questo. Forse se avessi vinto la Champions mi sarei già ritirato perché non avrei nessun obiettivo importante da raggiungere”.