“Nessuno in America dovrebbe lavorare 40 ore alla settimana rimanendo al di sotto della soglia di povertà”. In uno dei suoi primi discorsi dopo l’insediamento alla Casa Bianca Joe Biden aveva lanciato un pesante guanto di sfida. Il biennio pandemico ha sancito il culmine di una spirale negativa, iniziata con la crisi del 2008: inflazione e recessione hanno comportato una riduzione del potere d’acquisto, un aumento della forbice sociale e delle disuguaglianze in tutto il mondo.
La cura del salario minimo alla crisi pandemica
Se la reazione globale registra alti e bassi sul fronte sanitario, la tendenza al peggioramento sembra inesorabile dal punto di vista sociale ed economico. E come sempre a pagare lo scotto sono gli ultimi. Numerose economie avanzate sembrano aver trovato una “cura” nel salario minimo, che nel 2021 è tornato a essere un tema centrale in America, Germania, Francia e per l’intera Unione Europea. Tra vaccinazione, tensioni geopolitiche ed elezioni, il 2022 si prevede un anno caldo anche sul fronte dell’adozione o degli adeguamenti del minimum wage.
Usa, Biden aumenta lo stipendio ai dipendenti federali
Prima di Natale Biden ha firmato un decreto esecutivo per imporre un rialzo superiore al 2% agli stipendi dei dipendenti federali. Congresso e Corte Suprema – ormai da decenni polarizzati e paralizzati dallo scontro frontale tra i due partiti – potrebbe chiedere la riesamina o la revoca del provvedimento, attuato dal presidente tramite una delle più contestate armi in suo potere. Ma tant’è: dal 1 di gennaio l’Executive order sarà in vigore per oltre 700mila dipendenti pubblici civili – ne sono esclusi gli uomini e le donne delle forze armate e di polizia.
La campagna del movimento “Fight for $15”
Nel Paese è da tempo sceso in campo il movimento “Fight for $15” che si batte per l’aumento degli stipendi sopra i 15 dollari all’ora, ritenuta la soglia di povertà. Un effetto domino da Washington sembra aver coinvolto i singoli Stati dell’Unione: in 26 su 50 nel 2022 il salario minimo orario conoscerà aumenti, un’ondata espansiva che coinvolgerà oltre 80 giurisdizioni locali se si considerano città e contee. Diventeranno così più di 30 le aree del Paese a raggiungere l’agognata soglia: dalla California a New York, passando per Florida, Chicago e Boston. Alcune aziende e realtà locali si sono unite nella sfida che punta a portare il 40% dei lavoratori americani al di sopra dei 15 dollari all’ora entro il 2026.
Anche Francia e Germania innalzano il salario minimo
Il vento di rialzi d’oltreoceano sembra essere arrivato anche nel Vecchio Continente. L’onda dell’aumento delle retribuzioni partita dagli Stati Uniti ha visto le prime importanti ripercussioni in Francia e in Germania. Uno dei punti nodali del programma firmato della coalizione Semaforo che ha sancito la nascita del cancellierato di Olaf Scholz riguarda proprio il salario minimo. A dicembre Spd, Verdi e Liberali hanno firmato il contratto di governo che prevede l’innalzamento dai 9,5 euro correnti ad almeno 12 euro all’ora. A Berlino ha già risposto la Francia, dove dal 1 ottobre il salario minimo è aumentato a 10,48 euro all’ora. Alla soglia minima nazionale si sono poi aggiunte le contrattazioni per le singole categorie, che hanno comportato ulteriori e importanti aumenti saliari per vari settori (su tutti quello del turismo che si è visto riconoscere un aumento del 16% per gli stipendi minimi dei suoi operatori).
La nuova direttiva del Parlamento europeo per il salario minimo
L’offensiva salariale franco-tedesca ha avuto ripercussioni positivi su tutto il continente. L’11 novembre scorso, il Parlamento europeo ha votato a maggioranza una nuova direttiva per l’introduzione in tutta l’Unione del salario minimo. Un primo via libera per una proposta di direttiva che, non potendo fissare un salario minimo legale uniforme, punta su una definizione minima legale e sulla contrattazione collettiva nei singoli stati. Al momento sono 21 gli stati dell’Unione che prevedono una soglia minima di retribuzione oraria prevista per legge: si va dai 2200 euro in Lussemburgo ai 332 in Bulgaria. Complessivamente, ad eccezione della Grecia che ha conosciuto un calo dell’1%, in tutti i Paesi che l’hanno adottato negli anni il salario minimo è cresciuto.
In Italia domina ancora la contrattazione collettiva
In Europa solo 6 Paesi su 27 non hanno ancora previsto un salario minimo legalmente riconosciuto: Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria, Cipro e Italia. Nel nostro Paese la fa da padrona la contrattazione collettiva, dunque la normativa che l’Unione Europea considera essenziale viene supplita dalla gestione differenziata dei contratti in base ai settori. Nel 2020 il ddl Catalfo ha provato a mediare tra Bruxelles e CCNL, inserendo una retribuzione non inferiore ai singoli contratto collettivo nazionale o comunque non inferiore ai 9 euro l’ora.
Salario minimo garantito per legge persino in Cina
Allargando il discorso al mondo, un salario minimo è previsto per legge nella stragrande maggioranza dei Paesi del pianeta. L’Italia si accompagna a solo 31 Paesi – sui 193 attualmente riconosciuti dall’Onu – che non prevedono un salario minimo legale. Una soglia minima di retribuzione è riconosciuta per legge anche in Cina (con variazioni locali da un minimo di 140 euro al mese nella regione di Liaoning ai 320 circa di Shangai), Corea del Nord (circa 5 dollari al giorno) e Afghanistan (prima del ritorno dei Talebani era previsto un minimo salariale di 74 dollari al mese per i dipendenti pubblici).
In Italia l’11% dei lavoratori è sotto la soglia della povertà
Ad oggi nel nostro Paese si stima che oltre l’11% dei lavoratori percepisca uno stipendio insufficiente a vivere al di sopra della soglia di povertà. Un dato che sprofonda a oltre il 15 per cento per i giovani tra i 18 e i 24 anni. Sulla questione è recentemente tornato il Ministro del Lavoro Andrea Orlando che in un’intervista a La Stampa ha affermato come “il salario minimo sia una cura contro il lavoro povero”. Numeri alla mano, il salario minimo è diventato un tema cruciale nel mondo. Chissà che nel 2022 non lo diventi anche in Italia.