Il report sulla Chiesa francese pubblicato a ottobre 2021 e l’indagine sul contesto spagnolo emersa nelle scorse settimane hanno riportato l’attenzione su un problema mai del tutto affrontato dal mondo cattolico: gli abusi su minori nelle comunità religiose. Qual è però il quadro generale? Com’è diffuso questo fenomeno e cosa sta, pian piano, venendo alla luce?
Il Rapporto Sauvé: 330mila casi in settanta anni
La ricerca che ha ricondotto all’attenzione pubblica gli abusi su minori nella Chiesa è stata realizzata dalla Commissione indipendente sugli abusi nella Chiesa (CIASE). La Commissione, incaricata direttamente dalla Conferenza episcopale francese e presieduta da Jean-Marc Sauvé, ha considerato il lasso temporale che va dal 1950 al 2020. I dati sono chiari: 216mila vittime di sacerdoti, religiosi e religiose, ma il numero si eleva a 330mila se si considerano anche le violenze perpetrate dalle persone laiche legate alla Chiesa (insegnanti, membri dei movimenti giovanili, sagrestani, ecc.). L’impostazione metodologica alla base del report pone al centro l’esperienza di chi ha subito gli abusi, vista come chiave per comprendere la violenza.
La preoccupazione della Chiesa di proteggere l’istituzione
La CIASE si spinge inoltre a sottolineare come il comportamento della Chiesa cattolica sia rimasto troppo concentrato a proteggere l’istituzione e non a considerare la prospettiva delle vittime. Si suggeriscono alcune strade da percorrere, come un cambiamento nella formazione di sacerdoti e religiosi e la costruzione di una rete capillare di centri di supporto.
La Chiesa ha accolto con vergogna e ammissione di colpa questa indagine, ma ha poi avanzato l’ipotesi di ricorrere alla generosità dei fedeli per risarcire le vittime. E in più occasioni è stata messo in discussione il metodo di conduzione dell’analisi.
El Pais svela la situazione spagnola
Il vaso di Pandora sugli abusi nella Chiesa spagnola viene scoperchiato invece da El Pais. La testata rivela che Papa Francesco ha ricevuto un dossier in cui si segnalano 251 casi nelle comunità religiose spagnole. L’intervallo di tempo considerato in questa analisi va dal 1943 al 2018. La maggior parte erano già noti, ma 13 casi sono stati segnalati recentemente attraverso nuove denunce. Spesso si tratta di “segreti aperti”, conosciuti ma non affrontati.
Una volta emerso questo dossier, il Papa si è confrontato con la Conferenza episcopale spagnola. Gli ordini religiosi e la Chiesa spagnola hanno aperto un’indagine per comprendere l’estensione e le costanti del fenomeno.
Un fenomeno globale: si moltiplicano le Commissioni
La procedura per cui dei report portano o costringono la Chiesa a interrogarsi sugli abusi perpetrati su minori al suo interno è diffusa. Già considerando solo gli ultimi anni vediamo la volontà di costituire una Commissione nella diocesi di Rabat, il lavoro della Conferenza episcopale centrafricana e di quella dell’Uruguay per la protezione dei minori. E ancora sono emersi una serie di abusi in Cile, in Australia e negli USA (con il caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick).
In Italia manca ancora una inchiesta approfondita
La Chiesa italiana, pur avendo dato vita ad alcuni servizi rivolti alle vittime, non ha ancora voluto una vera, sistematica e approfondita inchiesta sugli abusi verificatisi nel corso degli anni. La mancanza di un intervento ad ampio raggio rende complesso valutare il problema appieno, conoscerne le dimensioni e contrastarlo.
Recentemente è nata, per supplire questa lacuna, la petizione “Vogliamo una commissione indipendente che indaghi sugli abusi nella Chiesa italiana” che ha avuto numerose firme e ha ampliato il dibattito dai minori alle donne, spesso vittime di violenza anche nei contesti religiosi.
«Riteniamo che questo grave ritardo debba essere recuperato e pertanto chiediamo, come battezzate e battezzati, alla presidenza della Conferenza episcopale italiana, di provvedere al più presto a commissionare una indagine analoga a quella francese ad un organismo altrettanto serio e indipendente». Così viene presentata la petizione. Un invito a rendere questi “segreti aperti” davvero manifesti, rispettando le vittime e ponendo finalmente un freno all’abuso di potere che permette tali violenze.