Una cascata di dollari canadesi nelle tasche di Lorenzo Insigne, che dice addio al Napoli e firma con il Toronto. Il fantasista azzurro sbarcherà così in MLS: non subito ma a fine stagione e giocherà oltre Oceano per i prossimi cinque anni, percependo uno stipendio da nababbo. Cifre da capogiro così ripartite: 11 milioni netti a stagione più premi (pari a 4 milioni). Totale 15 milioni a stagione che in 5 anni fanno complessivamente 75 milioni. Roba da top player. Quello che però Insigne non è, dato che per guadagnare queste cifre sarà costretto a lasciare l’amata Napoli e andare dall’altra parte del mondo.
Lorenzo Insigne giocatore di talento, ma non top player
Eppure il suo procuratore da mesi lo ha proposto praticamente a tutto il top del calcio italiano ed internazionale; nulla. Nessun top team del Vecchio Continente ha fatto una offerta concreta per accaparrarselo. Qualche timido sondaggio inglese (Everton e Newcastle), seppur non da società di prima fascia e nulla più. Stop. Zero chiamate dalle big spagnole e francesi, al contrario di quanto circolato sulla stampa nei mesi scorsi. Idem in Italia, dove Lorenzinho è stato offerto a Inter (a più riprese), Milan e Juventus senza successo. Nessuna delle tre grandi storiche del nostro calcio l’ha considerato appetibile come rinforzo, nonostante fosse in regime di svincolo.
Un segnale chiaro di come il numero 24 napoletano non sia considerato un Top Player dagli addetti ai lavori del grande calcio. Un ottimo giocatore di talento si, ma nulla di più.
Nessuna sorpresa visto che su True News già due mesi fa vi avevamo raccontato come per il re de “O’ tir aggir” non vi fossero proposte e tantomeno richieste dalle squadre più ricche e forti nel panorama europeo. L’unica offerta è arrivata a fine novembre da Toronto grazie alla regia dell’intermediario Andrea D’Amico, che concede il bis dopo il botto Giovinco del 2015.
Dopo un mese di contatti e corteggiamenti il patron Bill Manning ha fatto centro. E così il Magnifico insieme a tutta la sua famiglia prenderà il volo verso il Canada, dove lo attende una mega villa con tanto di jet privato messo a disposizione del club più la scuola Italo-canadese per i bambini. Insomma, un paradiso dove svernare godendosi soldi a palate. Certo a quasi 31 anni è, calcisticamente parando, una pensione dorata. Il cimitero degli elefanti raggiunto prematuramente in una lega in ridimensionamento tecnico, al di là delle celebrazioni mediatiche degli aedi di Insigne. D’altronde un certo Zlatan Ibrahimovic ha stroncato l’MLS nella sua autobiografia appena uscita. E se lo dice Ibra c’è da crederci.
Perché il timing è sbagliato
Detto questo – lungi da noi entrare nel merito professionale della scelta che è libera e non si discute – Insigne ha sbagliato completamente il timing della sua decisione. A meno di 48 ore dalla super sfida contro la Juve (gara cruciale per classifica e stagione) è inammissibile che il capitano di una squadra come il Napoli molli i compagni (decimati tra Covid e infortuni) per andare a Roma a firmare col Toronto, facendosi immortalare a suon di brindisi con lo Champagne. Roba da Cinepanettone che non si confà a un grande campione, ovvero ciò a cui aspira ad essere Insigne. Normale ora che sui social i tifosi lo contestino, pronti pure a fischiarlo domenica in occasione della gara casalinga al San Paolo-Maradona contro la Sampdoria. Perché lo stile non si compra al supermercato neppure se guadagnerai 11 milioni all’anno.