A Trieste, lo scorso 5 gennaio è stato rinvenuto il cadavere di una donna nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni. Oggi, 11 gennaio, Sergio Resinovich lo ha riconosciuto come il corpo della sorella Liliana Resinovich, che era scomparsa il 14 dicembre scorso.
Chi era Liliana Resinovich, il giallo
Secondo quanto riferito da Il Piccolo, il fratello di Liliana Resinovich avrebbe riconosciuto il suo cadavere in quello della donna ritrovata a Trieste il 5 gennaio. Liliana Resinovich di 63anni, pensionata, era scomparsa il 14 dicembre scorso e sul caso la procura aveva aperto un’indagine per sequestro di persona. Adesso l’inchiesta è per omicidio. Il corpo trovato nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, infatti, è quello di una donna esile, deceduta per soffocamento. Il cadavere è stato rinvenuto in due sacchi neri, mentre la testa era avvolta in due sacchetti di nylon trasparenti. Il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, l’ha riconosciuta attraverso delle fotografie scattate alla salma.
Intanto, la Tac non ha rilevato segni di violenza. Né percosse, né altre tracce che possano indubbiamente far pensare a un omicidio. L’autopsia, programmata per il pomeriggio, farà luce sulla dinamica che ha portato alla morte Liliana Resinovich, dato che non si esclude nessuna pista al momento, nemmeno il suicidio. Il sospetto, però, è che il corpo della donna possa essere stato portato sul luogo del ritrovamento in un momento successivo alla morte e che dunque qualcuno di esterno sia coinvolto nella vicenda.
La deposizione del marito Sebastiano Visentin
In queste settimane gli investigatori hanno focalizzato gli accertamenti su quanto ha riferito il marito di Liliana, il settantaduenne Sebastiano Visentin. Lui ha raccontato come ha trascorso la giornata del 14 dicembre. Il giorno della scomparsa della moglie, Visintin era prima andato a ritirare alcuni coltelli in supermercati e pescherie del centro e della zona periferica cittadina. L’uomo, ex fotografo in pensione, ha infatti un laboratorio in cui affila le lame.
Quella mattina, dopo il ritiro dei coltelli, si è recato nel suo laboratorio “per un paio d’ore”. Verso mezzogiorno, sempre secondo la sua deposizione, è andato a fare un giro in bicicletta per testare una nuova telecamera GoPro. In un primo momento, però, il settantaduenne aveva fornito una versione diversa, omettendo di aver trascorso quella prima parte della mattinata a occuparsi dei coltelli. Non aveva fatto riferimento al ritiro nei supermercati e nelle pescherie. E nemmeno alle ore passate in laboratorio.
L’appuntamento di Liliana Resinovich
Liliana Resinovich la mattina della sua scomparsa aveva un appuntamento con un suo amico di vecchia data, l’ottantaduenne Claudio Sterpin, con cui aveva una relazione. Stando a quanto emerso, la donna aveva intenzione di lasciare il marito. I due amanti infatti avrebbero dovuto trascorrere assieme il weekend successivo, quello del 18-19 dicembre. Ma quattro giorni prima la donna è scomparsa.
Nella casa in cui viveva assieme al marito, in via Verrocchio 2 a Trieste, sono stati rivenuti i due cellulari in possesso della signora e pure la borsetta. Quest’ultima è comparsa però solo una settimana dopo la sparizione di Liliana, in occasione della perquisizione della polizia. Il marito ha affermato di non essersi accorto che la borsetta della moglie – con il portafoglio e i documenti – fosse dentro a un mobile della camera da letto.
L’unica segnalazione su un possibile avvistamento della donna l’ha fatta una fruttivendola rionale, che sostiene di aver notato passare Liliana davanti al suo negozio proprio la mattina della scomparsa, tra le 8.15 e le 8.30. “Era lei, l’ho riconosciuta dal ciuffo bianco dei capelli”, ha dichiarato. Il negozio è a poche decine di metri dall’abitazione della sessantatreenne, ma le telecamere della zona non hanno ripreso il passaggio della donna.