Comunque vada il progetto automobilistico di Apple, sono molte le aziende di settori diversi dall’automotive che non hanno resistito alla tentazione dell’elettrico e del self-driving, per cambiare poi idea. Questo mese è toccato a Uber, che già da anni ha in progetto di sostituire – un giorno – la propria flotta di macchine con veicoli auto-guidanti, risolvendo con un’unica mossa il problema degli autisti e del loro status all’interno dell’azienda. Più facile a dirsi che a farsi, visto che la società ha appena ceduto la propria divisione che si occupava di automobili a una startup californiana, Aurora, nella quale ha anche investito 400 milioni di dollari. “In pratica Uber sta pagando l’azienda perché si prenda in carico l’operazione”, ha scritto il New York Times. Inoltre, Uber potrà infatti avere in licensing qualsiasi tecnologia verrà prodotta da Aurora.
Anche oltremanica è successo qualcosa di simile a Dyson, brand noto per gli aspirapolvere e asciugacapelli d’alta gamma, che negli anni scorsi ha sperimentato in segreto un’auto elettrica, per poi annunciare il ritiro del progetto con un post sul sito ufficiale dell’azienda, in cui il fondatore Sir James Dyson spiegò che il veicolo era “fantastico” ma non “sostenibile commercialmente”. Non ci si improvvisa produttori di automobili: Tesla, ad esempio, ci ha messo anni a entrare a regime (con ancora qualche difficoltà).
(Foto: Dyson)