«Dove sono quelli che parlavano? Dove sono? Perché oggi tacciono???». Sono da poco passate le 19 a Melbourne, Australia, e da poco Jannick Sinner (CHI E’ IL GIOVANE PRODIGIO DEL TENNIS ITALIANO) ha superato con una facilità imbarazzante il padrone di casa De Minaur qualificandosi per i quarti di finale degli Australian Open. E una persona, italiana, molto addentro da anni alle vicende del tennis chiede conto di battute e considerazioni che andavano tanto di moda negli anni passati ma che oggi vanno prese e rispedite al mittente. Ma di che considerazioni parliamo?
Parigi, 2010. In un noto ristorante del centro, al termine dell’ennesima giornata nefasta per il tennis azzurro al maschile nel torneo del Roland Garros, il manager di uno dei fab four a tavola con giornalisti ed altri uomini del mondo della pallina gialla rispondeva così alla domanda di uno dei presenti sul perché le cose fossero così negative: «In Italia – disse il nostro con aria saccente – si vive troppo bene. La vita è troppo bella. E questo contrasta con il tennis, un mondo ed uno sport dove servono fatica e sacrifici. Guardate invece le donne come vanno…».
Ed in effetti pochi giorni dopo fu Francesca Schiavone a trionfare nel torneo principe della terra rossa, scrivendo una pagina di storia. E qui, altre considerazioni a casaccio: «Le donne d’Italia, che carattere, altro che gli uomini». Considerazioni regalate più da femministe che da esperte di sport e soprattutto di tennis. Ecco, oggi, dove sono queste commentatrici? Cosa dice il manager sempre vestito alla moda?
Berrettini e Sinner i campioni del tennis italiano
La realtà, ormai da due anni e per chissà quanti ancora da qui in avanti, è che oggi il tennis italiano sta vivendo il suo periodo di massimo splendore grazie a Matteo Berrettini e Jannick Sinner che, dopo 49 anni portano due azzurri ai quarti di finale di un torneo dello Slam. Le donne oggi? Poco e male. La Giorgi è uscita presto, per non parlare delle altre. Campionesse, all’orizzonte, non ce ne sono. Scordiamoci quindi allori in rosa. E finiamola con questa pantomima della superiorità femminile, che dura il tempo di uno slogan di un’esperta schierata.
Tornando poi ai due top ten azzurri al maschile, è proprio nel carattere, quello che essendo italiani sarebbe dovuto essere il loro punto debole, che trovano la loro forza. Berrettini ha lottato e sofferto contro gli infortuni, Sinner contro l’idolo di tutto il campo centrale di Melbourne. Testa bassa, qualche pugnetto ogni tanto, ed eccoci ai quarti di finale.
Nel tennis conta il talento: Federer docet
Cosa significa tutto questo? Significa che alla fine della fiera maschio o femmina, italiano o straniero, più che generalizzazioni su genere e paese serve lucidità. E ricordarci che alla fine nel tennis conta molto, tantissimo, il talento. Senza di quello non si va da nessuna parte; e senza quello conta poco anche il lavoro e la programmazione delle federazioni nazionali (che comunque conta, ma dopo il talento). Cosa dovrebbero dire ad esempio gli Stati Uniti? Un paese con centinaia di migliaia di praticanti, decine e decine di grandi accademie e centri di allenamento, oltre a milioni e milioni di euro. Eppure, dai tempi di Agassi un campione a stelle e strisce non si è più visto. Il tennis è nelle mani di un serbo, uno svizzero, uno spagnolo, tolto Nadal non è che negli altri due paesi ci siano tradizioni tennistiche storiche e conclamate. Alla fine conta il talento come dimostra quel fenomeno assoluto di Roger Federer, la cosa più vicina alla perfezione per un uomo con la racchetta in mano, e nato in un paese dove i ragazzi tendenzialmente sciano.
«Dove sono quelli che parlavano?» è la domanda gridata negli spogliatoi di Malebourne. Ci sono, ci sono; ma sono nascosti bene. E, per fortuna, tacciono.