Alla vigilia della quarta votazione per il Quirinale, la prima per cui basta la maggioranza semplice di 505 grandi elettori, è chiaro a tutti quelli che entrano in Transatlantico. La palla non ce l’ha in mano Salvini o Ranzi, nemmeno Draghi o Letta (che sia Gianni o Enrico).
Perché l’elezione del Presidente della Repubblica segna la rivincita dei «peones», il soldato semplice, il singolo deputato o sentore che dopo aver passato 4 anni a votare secondo le indicazioni del segretario, nel segreto della tenda costruita al centro di Montecitorio trova forza e spazio anche per delle rivincite personali.
Chi sono i “peones”, partito per partito
E così l’unica cosa chiara è che nessun partito è unito, nessun segretario può dire di avere in pugno tutti i suoi (e questo rende ovviamente qualsiasi disegno o progetto di candidatura). Alcuni esempi:
FORZA ITALIA – Ieri sì è tentata l’ennesima operazione Scoiattolo, come quella gestita da Sgarbi per Berlusconi, per vedere di portare più voti possibili a Maria Elisabetta Alberti Casellati. La cosa curiosa è che le persone chiamate e contattate erano per lo più proprio di Forza Italia, il partito della Presidente del Senato. Perché proprio all’interno degli azzurri si annidano opinioni negative, molte negative. E i contatti effettuati hanno dato esito negativo con risposte del tipo «più la conosci e meno la voti» che danno l’idea del clima di serenità presente dentro Forza Italia. Per non parlare poi degli anti-salviniani (e anti Licia Ronzulli) pronti a votare contro qualsiasi proposta di conta avanzata dal leader della Lega. Si dice che siano più di 20.
LEGA – E anche dentro il partito dell’ex Ministro dell’Interno non mancano i franchi tiratori. Si dice che 20-30 persone siano pronte a votare Casini, a prescindere. Insomma, pronti a morire democristiani.
PD – Al Nazareno la situazione sembra essere più tranquilla. Ma diffidate dalle apparenze. La pace regna solo perché fino ad oggi Letta ed i suoi hanno giocato di riserva, attendendo le mosse di Salvini che sta facendo da King Maker e rispondendo di conseguenza. Quando però ci sarà da proporre un nome anche a sinistra state tranquilli che i famosi 101 che impallinarono Romano Prodi 7 anni fa torneranno pronti ed armati. Ad esempio: una 60ina di persone erano pronte a votare la Casellati, non fosse altro per il fatto che si trattava di una donna.
M5S – Ma nulla è più incontrollabile, ingestibile, che il panorama grillino. Tutti infatti giurano che i famosi 51 voti ricevuti in più da Crosetto ieri nella terza votazione siano tutti di pentastellati. Una sorta di test, di conta, per una forzatura del centrodestra che manca appunto di circa 50 voti per arrivare a quota 505. Conte naviga a vista, Grillo deve telefonare in diretta a Mentana per chiarire la sua posizione, ma di sicuro è evidente che quella del Movimento 5 Stelle sia la pentola che ribolle di più. E da dove tutti pensano e sperano di pescare i voti necessari per la vittoria.
Ma ormai è chiaro: il vero nemico è quello nascosto in casa propria. La rivincita dei peones è compiuta.