Non solo moda di seconda mano. Se si diffonde l’uso di piattaforme in cui rivendere i propri vestiti, prima fra tutte Vinted, altrettanto sta succedendo con il fashion rental, ovvero la possibilità di prendere abiti a noleggio. Nessun acquisto “per sempre”, ma solo al bisogno e per il periodo di tempo strettamente necessario. Una forma di economia circolare che fa bene al portafoglio, alle aziende e al pianeta. Nato in America e poi diffusosi in Cina e in Europa alla Cina, il fashion renting promette bene: secondo la Allied Market Research, entro il 2023 avrà un business di ben oltre 1,9 miliardi di dollari.
Fashion rental: dagli abiti di lusso all’abbigliamento sportivo
Si può noleggiare un vestito o una borsa – magari firmata – per un’occasione speciale, per esempio, il cui prezzo non sarebbe ammortizzato dalle occasioni d’uso. Oppure abbigliamento sportivo per chi vuole provare nuove discipline, ma non è ancora sicuro che poi continuerà a praticarle con costanza. E così anche il rivenditore di articoli sportivi Decathlon, divisione Uk, ha deciso di debuttare nel fashion rental e si è unito alla piattaforma Hirestreet per lanciare la sua prima collezione di noleggio nel Regno Unito di abbigliamento da sci e attrezzatura da escursionismo.
La collezione a noleggio di Decatlhon
Diciotto giacche e pantaloni da sci ed escursionismo che possono essere noleggiati a prezzi a partire da £ 15 per un periodo di quattro giorni. Le due aziende mirano a offrire un’alternativa sostenibile e conveniente all’acquisto di nuovi articoli per coloro che potrebbero non sciare o fare escursioni regolarmente.
Fashion rental: come funziona
In generale, il noleggio avviene principalmente attraverso piattaforme online, che consentono di prenotare i prodotti e ritirarli in sede o riceverli comodamente a casa propria. Si paga in base al numero di noleggi e alla durata – ore o giorni – oppure si possono scegliere forme di abbonamento. In genere nel prezzo sono compresi il servizio di tintoria, sanificazione e sartoria e spesso un’assicurazione contro piccoli danni o macchie. Spesso sono i brand stessi a scegliere di offrire questo servizio su siti dedicati.
Le piattaforme di fashion rental
Numerose sono le piattaforme di fashion renting. All’estero sono famose Rent The Runway, Cocoon, Arket (H&M), Nuuly (Urban Outfitters), Endless Wardrobe, Onloan, Rotavo e By Rotation.
In Italia ci sono DressYouCan, Drexcode, specializzato in abiti da cerimonia, Pleasedontbuy (Twinset), Fashion Bag, solo per borse.
La moda che fa bene all’ambiente
“Noleggiare un abito invece di acquistarlo rappresenta un gesto di gentilezza nei confronti del Pianeta – racconta Caterina Maestro, fondatrice della startup milanese DressYouCan -. Negli ultimi anni le modalità di consumo sono cambiate: riflettiamo non solo su cosa consumare, ma se davvero vale la pena acquistare un determinato capo di abbigliamento. Il fashion renting minimizza la quantità di rifiuti e gas serra prodotti dall’intera filiera, riducendo allo stesso tempo l’inquinamento da trattamenti chimici. È un nuovo modello di business innovativo e in forte crescita: è il futuro”.
Secondo il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, il settore è responsabile del 10% delle emissioni dei gas serra. Inoltre, circa il 60% di tutti i materiali utilizzati dall’industria sono realizzati in plastica e ogni secondo un container pieno di vestiti viene gettato in discarica o incenerito.
Tuttavia, il settore dell’abbigliamento è uno di quelli più interessati dalla recente svolta green: la necessità di un modello di business più sostenibile ha aperto nuovi mercati mentre la pandemia ha causato un calo della domanda, come spiega Maura Franchi, docente di sociologia dei consumi all’Università di Parma: “I consumatori hanno riflettuto sull’eccesso di capi presenti nel guardaroba con un conseguente rigetto verso lo spreco nei modelli di acquisto passati. Gli stilisti hanno sempre considerato l’esperienza di acquisto in negozi prestigiosi come il punto decisivo del processo di vendita, ma ad un certo punto questo non è stato più possibile: è chiaro che il Covid-19 ha accelerato la generazione di nuovi modelli di approccio al quotidiano ai quali ci stiamo lentamente adattando”.