La ripresa economica che sta vivendo il Paese, dopo il periodo più buio della pandemia che ha sconvolto le nostre vite e ha segnato in profondità l’economia italiana, porta ancora le tracce di molte crisi d’impresa. Alcuni settori come il turismo, la ristorazione, gli eventi – e l’indotto che gravita attorno ad essi – nonostante il quadro economico generale, si trovano ancora in uno stato di profonda difficoltà: imprese, i lavoratori e l’intero sistema paese hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo.
L’espressione “crisi d’impresa” è divenuta via via in questi mesi un argomento che travalica le pagine delle cronache economiche.
Le “crisi”, però, non sono certo una novità degli ultimi due anni. Esse rappresentano una sorta di passaggio fisiologico all’interno di un’economia di mercato. Allargando lo sguardo, la ‘crisi d’impresa’ e i differenti esiti che la risolvono, possono descrivere anche l’evoluzione del sistema economico globale degli ultimi decenni.
“Pensiamo alle megacompany globali come Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsof, Tesla. Ognuna a proprio modo è nata, si è evoluta, si è trasformata o ha conquistato la propria posizione in un contesto di ‘crisi d’impresa’ dei propri competitors, oppure cogliendo le opportunità di trasformazioni radicali del mercato che altri non hanno saputo cogliere, o superando, è il caso di Apple a metà degli anni ’90 del secolo scorso, una profondissima crisi d’impresa.”
Inizia da questo sguardo su un orizzonte vasto, in termini sia spaziali sia temporali, in nostro colloquio con uno dei massimi esperti di “crisi d’impresa”, il Professor Maurizio Irrera, ordinario di diritto commerciale all’Università di Torino, avvocato che da anni si occupa ristrutturazioni aziendali, procedure arbitrali e concorsuali, Presidente del Centro Studi d’Impresa RES, vice Presidente della Fondazione CRT, autore di numerosi testi scientifici dedicati proprio agli aspetti giuridici della crisi d’impresa tra i quali il recentissimo ‘La crisi d’impresa e le nuove misure di risanamento’.
“La crisi d’impresa è un fenomeno che si è acuito a causa della pandemia –continua il Professor Irrera– ma rappresenta nello stesso tempo un fenomeno fisiologico nei sistemi economici capitalistici. L’impresa che non è in grado di adeguarsi, oggi diremmo di compiere la propria transizione a nuove dimensioni, è destinata a soccombere.” Ed è questo uno dei punti nodali che coglie nostro interlocutore: stiamo attraversando una profonda transizione dei sistemi produttivi, dovuta all’impiego delle tecnologie digitali e alla svolta green, le aziende, di ogni dimensione dovranno essere capaci di cogliere le opportunità, innovarsi per non affrontare la crisi, la quale è tuttavia un aspetto fisiologico dell’economia di mercato, una patologia che fa parte della fisiologia del sistema economico.
E come ogni malattia, anche la crisi va affrontata non appena se ne manifestano i primi sintomi, con strumenti efficaci quanto di rapido impiego.
Il ritardo nell’affrontare la crisi d’impresa, l’incapacità di coglierne tempestivamente i segnali rappresenta un problema di sistema, che riguarda sia la cultura imprenditoriale del Paese sia, fino a pochissimo tempo fa, anche il suo sistema giuridico. “Il sistema Italia –osserva il Professor Irrera– da sempre non è tempestivo nella risposta alla crisi d’impresa che spesso viene affrontata quando ormai non vi è più niente che si possa utilmente fare. Sia le imprese, sia i loro consulenti, sia il sistema bancario per molto tempo hanno trascurato la necessità di una risposta immediata e tempestiva al verificarsi dei primi ‘sintomi della crisi’.”
È proprio l’ambito giuridico che il recente decreto legge 118/2021 ridisegna mettendo in campo strumenti efficaci per intervenire tempestivamente e consentire alle imprese, redifinendo anzitutto il concetto stesso di ‘crisi’: “Il nostro legislatore –ci spiega il Professor Irrera– ha introdotto una nozione di crisi che ruota intorno all’insufficienza dei flussi di cassa prospettici rispetto alle obbligazioni pianificate: ció consente l’emersione anticipata e tempestiva della crisi e facilita il superamento della stessa.”
Uno scenario nuovo, forse non una rivoluzione copernicana, ma indubbiamente un approccio sia per il metodo sia per gli strumenti capace di adeguarsi alla velocità del contesto economico presente consentendo di non arrivare procedure giudiziali lunghe e complesse, che in molti casi non hanno salvato le imprese né hanno dato soddisfazione ai creditori.
Centrali nelle nuove procedure le figure tecniche che saranno chiamate a gestire e facilitare la risoluzione delle crisi: “Con i nuovi provvedimenti legislativi emanati nel mese di agosto dello scorso anno il Governo ha messo in campo una nuova procedura di composizione negoziata della crisi –conclude il Professor Irrera– che ruota intorno al ruolo fondamentale di un esperto nominato nell’ambito del sistema delle camere di commercio. L’esperto può efficacemente affiancare l’imprenditore e i suoi creditori nell’individuazione di soluzioni tempestive al fine di far fronte alla crisi, senza necessità di ricorrere a procedure troppo articolate, lunghe e insoddifacenti per tutti.”
Ettore Pareti