La definizione che probabilmente meglio lo descrive è “pittore tellurico”, coniata dal critico d’arte francese Pierre Restany. Nella pittura di Marcello Lo Giudice, oggi uno degli artisti di punta del ‘neoinformale’ a livello internazionale, materia e luci creano evocativi paesaggi geologici dove la terra viene trasfigurata in una dimensione dove materia e energia si fondono in una consonanza tra la ricerca estetica e l’impegno per sensibilizzare le coscienze, come l’artista tiene a sottolineare, in favore della difesa dell’ambiente.
La dimensione tellurica dell’opera di Lo Giudice trae anche radice nelle sue origini e nella sua formazione: siciliano, laureatosi in geologia all’università di Bologna, si trasferisce a Venezia per studiare all’Accademia di belle arti dove insegnano artisti del calibro di Emilio vedova, Giuseppe Santomaso, Virgilio Guidi.
Lo Giudice, fin dai suoi esordi si impone sullo scenario internazionale esponendo, oltre che in importanti gallerie italiane, a Montreal, Stoccolma, Barcellona, Colonia. Nel 2011 è stato invitato alla 54° Biennale di Venezia. Arrivando poi ad esporre a New York nel 2017 e 2019, al Museo di stato russo di San Pietroburgo e al Maxxi di Roma.
Nell’estate del 2021 le sale del Palazzo reale di Milano hanno ospitato “Sun and Ocean Panintings”, un dialogo di luce e materia, di origini e divenire che contraddistinguono il percorso di Lo Giudice che sarà ospite anche alla Biennale di Venezia di quest’anno.
Oggi Marcello Lo Giudice è indubbiamente uno degli artisti più interessanti del panorama internazionale, anche dal punto di vista delle quotazioni di mercato.
Le sue opere battute recentemente hanno registrato fino al 400% sulla base d’asta, anche perché nel corso degli ultimi anni i lavori di Lo Giudice disponibili sul mercato sono sempre meno; segno che i collezionisti –per utilizzare un termine dei report finanziari– sono orientati all’hold. Infatti, ogni 100 euro investiti nel 2005 nelle opere di Lo Giudice oggi ne valgono 280.
Il lungo percorso artistico di Lo Giudice è intimamente connesso al suo profondo legame con l’ambiente naturale: una costante tensione che vede l’opera come rappresentazione della purezza della natura “Cerco –è la cosa cui maggiormente tiene a precisare– di pensare e rappresentare il pianeta come era il primo giorno dopo la Creazione.” Un impegno estetico e insieme concreto: Lo giudice ha sostenuto le riserve naturali di Vendicari e Aci Trezza. Nel 2008 ha organizzato con altri sette artisti un’asta presso Christie’s a Londra raccogliendo oltre 500.000 euro per la difesa della biodiversità del Mediterraneo. “Con la mia pittura cerco di scuotere le coscienze a favore dell’ambiente e perché le persone si battano per la salvezza del pianeta”.
Ettore Pareti