Come un fulmine a ciel sereno. Volano gli stracci nello scontro mai visto prima per intensità e “pubblicità” fra Raffaele Donini, assessore dell’Emilia-Romagna alla Sanità e la super manager Kyriakoula Petropulacos, Dg dell’assessorato dal 2015 e anche membro del Comitato tecnico scientifico nazionale contro la pandemia, che apre una voragine nella tradizionalmente compatta sanità emiliana. E potrebbe portare alle dimissioni di lei, famiglia di origine greca trapiantata a Modena, vera regina della sanità locale. Una laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Modena e le specializzazioni in Oftalmologia in Igiene e in Medicina Preventiva che la porta già a fine anni ’90 a ricoprire la carica di Responsabile del Servizio Presidi Ospedalieri. La scalata di Petropulacos non si ferma mai e nel 2015 diventa Direttore Generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione Emilia Romagna. Così potente da impedire al governatore Stefano Bonaccini di rinominare alla Sanità, per il secondo mandato dopo la vittoria delle elezioni, il precedente assessore Sergio Venturi. Una sorta di aut-aut: o me o lui.
Lo scontro tra Donini e Petropulacos: quel dettaglio in videoconferenza…
Il motivo dei continui attriti? Per ora si parla dei “cordoni della borsa” con ognuno che li tira dalla sua parte: il disavanzo nella sanità emiliana da centinaia di milioni di euro già a fine 2020 (ripianato dallo Stato) replicato nel 2021 e per il quale il governatore Bonaccini è tornato a fare la voce grossa chiedendo al governo i soldi spesi per l’emergenza. Con qualcuno che, come già avvenuto per l’altra Regione “rossa”, la Toscana, paventa ipotesi di commissariamento della sanità per la prima volta nella sua storia. Sull’altare dei conti che non tornano è già finita la Direttrice generale. Repubblica Bologna cita come miccia dell’intero incendio addirittura una storia davvero di piccolo cabotaggio partita a gennaio: a metà mese Kyriakoula Petropulacos firma una circolare che sospende i tamponi periodici per gli operatori sanitari. I sindacati – Cgil in testa – saltano per aria. L’assessore Raffaele Donini fa il pompiere della situazione. Il 4 febbraio c’è una videoconferenza fra Regione e sindacati che “va malissimo” con “un dettaglio” che “spiega il clima”: l’assessore entra quando la direttrice esce.
Donini vs Petropulacos, i sindacati: “Posizioni completamente diverse”
I sindacati vanno pubblicamente all’attacco della Dg con una nota firmata congiuntamente in cui denunciano i suoi toni “inaccettabili e non rispettosi” e interrompono le relazioni sindacali. Curiosamente Donini si schiera con loro e “cancella” la circolare di sospensione degli screening e test invitando i direttori delle Ausl a continuare. Botta. E risposta. L’11 febbraio una nuova lettera viene firmata dalla Dg e spedita all’intero comparto della sanità pubblica. Dentro si parla del “disconoscimento pubblico da parte dell’assessore” puntando il dito contro “l’assoluta illegittimità di un intervento politico in un ambito puramente tecnico”. Lanciando un missile anche ai direttori delle Ausl: chi vuole fare gli screening, che secondo gli esperti in questa fase non servono, faccia pure ma deve motivare i costi all’erario. Altra benzina sul fuoco dei sindacati che se la prendono con le posizioni completamente contrastanti dei due vertici della Sanità a Bologna: “Hanno posizioni totalmente diverse. E purtroppo non è la prima volta che accade”, mettono nero su bianco i rappresentanti dei lavoratori. Il 14 febbraio va in scena l’appuntamento in videoconferenza. Oltre ai “duellanti” presenti i vertici delle Ausl, i dirigenti regionali, i sindacati. L’intenzione? Ricomporre la frattura. L’esito è disastroso con attacchi reciproci e parole grosse.
Sanità Emilia-Romagna, i tamponi sono solo la punta dell’iceberg
Tutto per dei tamponi? Quello dei test sembra un pretesto per mascherare altri tipi di attriti. Più profondi. L’occasione è troppo ghiotta e ci entra la politica. Lega e Fratelli d’Italia attaccano a testa bassa: vogliono un’audizione della Dg Kyriakoula Petropulacos e una seduta straordinaria dell’Assemblea legislativa per fare luce su quanto sta accadendo all’Assessorato. Questa la richiesta dei consiglieri regionali della Lega, il piacentino Matteo Rancan, capogruppo, e Daniele Marchetti, vicepresidente della Commissione sanità dopo la battaglia avviata a suon di articoli di stampa, con indiscrezioni che danno il direttore generale dell’Ausl di Piacenza, Luca Baldino, tra i papabili in pole position per sostituire Petropulacos. “L’assessore ha parlato di ‘aggressione e rissa’. Ascoltare le due parti è indispensabile per garantire la massima trasparenza e dare risposte a cittadini” ha detto Rancan.
A gamba tesa sul tema interviene anche il consigliere regionale piacentino di Fratelli d’Italia, Giancarlo Tagliaferri: “Ancora di più, alla luce di quanto avvenuto nel corso della Commissione Politiche per la Salute, è urgente che venga audita in tempi velocissimi la dottoressa Petropulacos: servono trasparenza e verità. E tutti i consiglieri devono essere messi in condizione di svolgere il proprio dovere di rappresentanti del popolo”.
Lite nella sanità dell’Emilia Romagna: Pd pompiere
Nella maggioranza è il Partito democratico che prova a tenere insieme i pezzi: “La frattura che si è aperta nell’assessorato alla Sanità va immediatamente superata. E vanno ripristinate con urgenza relazioni corrette con le organizzazioni sindacali e con le aziende sanitarie locali”. Così scrivono il Segretario Regionale del Pd, Luigi Tosiani e della Capogruppo Pd all’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna Marcella Zappaterra. “Grazie a uno sforzo collettivo e costante – proseguono i due -, in questi due anni così duri di lotta al Covid, il sistema sanitario pubblico emiliano-romagnolo si è dimostrato uno dei più efficienti d’Italia. Il percorso avviato per il superamento dell’emergenza e la corretta gestione dei conti, la riorganizzazione dei servizi e la realizzazione degli investimenti sanitari promossi dal Pnrr, non consentono ora alcuna distrazione”.
Acqua su un fuoco che è già divampato. E rischia di non spegnersi.