“Joe Biden è un grande statista: sta fermando le spinte verso la guerra interne agli apparati federali Usa”. Mostra sicurezza circa il futuro della situazione in Ucraina lo “Zar” italiano di Russia, Antonio Fallico, banchiere classe 1945, presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, organizzatrice del IX Seminario Italo-Russo tenutosi oggi alla Fondazione Feltrinelli di Viale Pasubio a Milano. Nella bouvette della Fondazione, ai margini dell’evento, Fallico conversando con true-news, ha espresso la sua visione positiva: la tensione è prossima all’esaurimento e “rientrerà tutto in poche settimane”. Merito di Biden e degli altri capi di Stato chiamati in causa: Vladimir Putin che “si sta muovendo con saggezza” e Volodymir Zelensky stanno fermando i rispettivi partiti della guerra interni a Russia e Ucraina. E Fallico è “molto fiducioso” circa le prospettive di accordo, complice la “mediazione di Francia e Germania che riattivando i dialoghi Formato Normandia stanno mantenendo un atteggiamento responsabile”.
Fallico: “Bene per l’Italia che le crisi non arrivino oltre il livello di guardia”
Parole di distensione di un attento osservatore delle dinamiche russe. Pronunciate a pochi minuti di distanza da un incontro introdotto da Carlo Feltrinelli che ha visto il dialogo tra il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e Sergey Razov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia.
Dopo esser intervenuto al convegno auspicando che la “diplomazia economica e le imprese” possano fornire un volano concreto alla diplomazia politica stemperando le tensioni, Fallico sottolinea a true-news che per un Paese come l’Italia è opportuno che “le crisi non arrivino oltre il livello di guardia”, provocando effetti catastrofici per la nostra economia: “Settori come le infrastrutture, l’oil&gas e le tecnologie legate alla transizione energetica e al green sono fondamentali nei rapporti economici italo-russi” dice.
E “se da una fase complessa di deterioramento dei rapporti i grandi gruppi possono uscire indenni” riuscendo a barcamenarsi questo non si può dire per le “centinaia di piccole e medie imprese che da essi dipendono”.
Russia, per le imprese italiane possibili investimenti per 140 miliardi di euro
I piani economici di rilancio della Federazione Russa dopo il Covid “possono mobilitare investimenti che nel prossimo decennio possono garantire lavori tra i 120 e i 140 miliardi di euro alle imprese italiane”, a detta di Fallico. E una sana diplomazia economica può essere importante per “consolidare questi risultati,” come del resto l’Italia ha sempre saputo fare con la Russia. A detta di Fallico, che non ha voluto commentare questioni riguardanti la sicurezza nazionale, è altresì importante sottolineare che proprio dalla diplomazia economica “la Russia seppe in epoca sovietica ripartire” accettando a inizio Anni Venti il ritorno di alcune imprese inglesi sul suo territorio.
Il ritorno delle imprese britanniche aprì la strada, ricorda Fallico, al riconoscimento da parte del governo laburista di Ramsay MacDonald della legittimità dell’Urss nel 1924, nello stesso periodo in cui “altrettanto faceva l’Italia governata dal regime fascista di Benito Mussolini”.
Italia-Urss: relazioni economiche anche durante la Guerra Fredda
Andando avanti, anche nell’epoca della Guerra Fredda le relazioni economiche fecero da traino a quelle politiche tra Italia e Unione Sovietica: “Senza l’ingegner Valletta non ci sarebbe stato l’affare del secolo del 1966”, l’accordo che portò la Fiat ad aprire uno stabilimento in Unione Sovietica, e “senza Enrico Mattei non ci sarebbe stato l’accordo italo-sovietico sul gas del 1960”. Questo perché la diplomazia economica ha la capacità di creare interessi comuni: “Il solo Valletta portò con sé 485 imprese” a lavorare con la Fiat in Urss. “L’Eni più di duecento”. Tutto questo in tempi ben più complessi in termini di polarizzazione del contesto internazionale rispetto a quelli presenti.
Anche Ugo La Malfa, da presidente della Commissione Tesoro della Camera, nel 1946 in asse con le imprese italiane riaprì ai rapporti tra Roma e Mosca dopo la seconda guerra mondiale, sollecitato dalla volontà del sistema-Paese di tornare a produrre. Del resto, “solo laddove sussiste un sistema-Paese forte può esistere una vera diplomazia economica e politica”.
Conoscere Eurasia: Fallico “zar italiano di Russia”
Questo il senso di fondo dell’azione di Fallico, che con Conoscere Eurasia si muove da pontiere. Vero e proprio Zar italiano di Russia, da decenni inserito nelle reti di relazione e potere dell’economia della Federazione, ascoltato con attenzione anche dal Presidente Vladimir Putin, nell’ultimo anno Fallico ha con Conoscere Eurasia promosso incontri a Trieste, Bolzano (settembre 2021), Torino (novembre 2021), Milano (evento odierno) e Genova (domani, 18 febbraio 2022) che si strutturano come tavole rotonde a tutto campo tra diplomatici russi e italiani, imprenditore, esponenti della finanza, docenti universitari.
Un programma che ha avuto il suo apogeo nel Forum Euroasiatico di Verona, che a ottobre avrà la sua quindicesima edizione, e nel seminario in videoconferenza di Mosca con la presenza di Vladimir Putin in persona, tenutosi con l’egida della Camera di Commercio Italo-Russa e la mediazione di Fallico, che ha riunito a fine gennaio diversi ad e presidenti di grandi imprese italiane. La diplomazia economica può consolidare i risultati che, secondo Fallico, i leader chiamati in causa nella crisi ucraina stanno ottenendo evitando la guerra. Promuovendo in futuro un rapporto a tutto campo tra Europa e Occidente in cui l’Italia può essere centrale.