“L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi”: così commentava il grande Albert Einstein. E invece la trappola è stata costruita, anzi ne sono state costruite decine di migliaia. Mai come oggi – dalla crisi dei missili di Cuba dell’ottobre del 1962 o all’abbaglio preso da Boris Eltsin, che scambiò un esperimento scientifico norvegese per un attacco nucleare – il mondo si trova sull’orlo del precipizio. Allora però a decidere i destini del mondo c’erano leader del calibro di John Fitzgerald Kennedy e di Nikita Krusciov, oggi purtroppo no. L’escalation messa in moto dal Presidente russo Vladimir Putin fa temere per lo scoppio della terza guerra mondiale.
Guerra in Ucraina: gli Stati Uniti valutano l’innalzamento al livello DEFCON 3
Nel frattempo gli Stati Uniti stanno valutando di alzare il livello DEFCON a 3. Per Defcon si intende il Defense Readiness Condition, il sistema utilizzato dagli USA per misurare il livello di allarme delle forze allarme. Si tratta di un sistema diviso in cinque livelli di Defcon. Si parte dal Defcon 5, l’allarme blu, quello che indica i periodi di pace. Il Defcon 4, l’allarme verde, si collega sempre a periodi di pace, più o meno relativa, ma viene utilizzato quando c’è un intensificarsi delle misure di sicurezza e dei servizi segreti. Si passa a livelli più preoccupanti da Defcon 3 in poi. Questo, definito anche il livello giallo, viene usato in tempo di guerra per allarmare le proprie forze armate. Più grave il Defcon 2, l’allarme rosso, utilizzato quando si entra nell’ottica di una possibile guerra nucleare. In questo caso le forze armate devono poter essere pronte a combattere entro sei ore. L’ultimo livello, il Defcon 1, l’allarme nero, entra in campo solo quando una guerra nucleare è già iniziata, o è ormai inevitabile. Si tratta di un livello che non si è mai raggiunto, mentre al 2 ci si è arrivati 60 anni fa, durante la crisi dei missili di Cuba.
Un sistema simile al Defcon è utilizzato anche dalla Russia, che però non ha mai reso noti i propri livelli. Sembra comunque che ce ne siano quattro, uno in meno rispetto a quello americano, e passino dal livello 1, di pace, al livello 4, guerra nucleare. Al momento Putin avrebbe innalzato di far passare il sistema a livello 2, quindi non ancora troppo allarmante.
Le conseguenze di una guerra nucleare: la simulazione dell’Università di Princeton
Ma se davvero dovesse scoppiare una guerra nucleare quali sarebbero le conseguenze? A questa domanda ha provato a rispondere un team di ricercatori dell’Università di Princeton nel 2019 che ha simulato le conseguenze di una guerra nucleare. Lo studio si chiama PLANE A ed è possibile visionare il video a QUESTO LINK.
Guerra tra Russia e Nato: lo scenario fase per fase
Il team dell’Università di Princeton (guidato da Alex Glaser e composto da Alex Wellerstein, Tamara Patton, Moritz Kütt, Bruce Blair, Sharon Weiner, Zia Mian e Jeff Snyder) ha simulato una guerra nucleare tra RUSSIA e NATO, ipotizzando i possibili vettori di lancio impiegati nel conflitto e gli esiti già nelle prime ore del conflitto. Il video illustra le diverse fasi della guerra. I ricercatori dell’Università americana si sono ispirati al noto film “War Games” dove veniva riprodotta sullo schermo una guerra atomica.
Nella fase 1, la simulazione della guerra parte da un attacco aereo russo, proveniente dall’oblast di Kaliningrad (luogo strategico, al confine tra Polonia e Lituania con sbocco sul Mar Nero), e viene sferrato direttamente sul suolo europeo, precisamente su una base NATO che verrebbe colpita da una serie di raid con bombardieri strategici e missili balistici a medio raggio Irbm. In seguito a questo attacco ci sarebbe la controffensiva. In questa prima fase si stimano almeno 2 milioni e mezzo di morti nelle prime tre ore dallo scoppio della guerra.
L’obiettivo della fase 2 è rendere inoffensive le capacità nucleari dell’avversario con il lancio di missili Icbm dalle flotte di sottomarini nucleari lanciamissili posizionati nell’Atlantico e nel Pacifico e dai vettori terrestri fissi e mobili. Nella fase 2, detta anche di “completamento” si stimano 3 milioni e mezzo di morti in meno di 45 minuti.
Guerra nucleare: 85 morti nelle prime 5 ore
La fase 3 presuppone l’attacco alle principali città di Russia, Europa e America. In generale, gli obiettivi preferiti dai missili balistici intercontinentali sono le capitali o comunque le città che rappresentano il centro della vita e del potere. Lo scopo è “inibire il recupero” da parte dell’avversario e distruggerlo. Il bilancio totale, compresa la fase 3, è drammatico: 85 milioni di morti nelle prime 5 ore dallo scoppio della guerra nucleare, escluse le vittime del fallout e delle conseguenze a lungo termine.
“Il video di quattro minuti – affermano i ricercatori – si basa su valutazioni indipendenti delle attuali posizioni delle forze statunitensi e russe, dei piani di guerra nucleare e degli obiettivi delle armi nucleari. Utilizza ampi set di dati sulle armi nucleari attualmente dispiegate, i rendimenti delle armi e i possibili bersagli, per mostrare l’evoluzione del conflitto nucleare dalle fasi tattiche a quelle strategiche, fino a quelle di targeting urbano”.
“Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre” A. Einstein