“Conte ora fa fatica a galleggiare, ma non dobbiamo dimenticarci che è stato il premier che ha fatto preoccupare le cancellerie internazionali, tentando di spostare l’Italia su un asse russo-cinese”.
Matteo Richetti, senatore, presidente e cofondatore di Azione insieme a Carlo Calenda, in un’intervista al giornale online True-News.it, spara contro l’ex presidente del Consiglio giallorosso e gialloverde Giuseppe Conte, ora leader di un M5s, costretto a rinnegare le parole d’ordine del passato, tra imbarazzi e un ritorno poco convinto all’atlantismo dopo l’attacco della Russia di Vladimir Putin all’Ucraina. Per Richetti certe posture del periodo in cui i Cinque Stelle e la Lega erano al governo insieme non sono state del tutto archiviate.
“Difficile per Conte tenere una posizione”
E il sentiment anti-occidentale serpeggia ancora oggi in Parlamento. “Proprio ora mi sto preparando per andare in Aula ad ascoltare Zelensky – ci dice – e nelle defezioni di oggi che arrivano soprattutto da parlamentari del M5s o fuoriusciti dal Movimento vedo riemergere lo spirito gialloverde con cui si è aperta questa legislatura”. Difficile per Conte tenere una posizione, dopo gli abboccamenti in fondo non troppo lontani nel tempo con la Russia. “Conte fa fatica a cancellare il suo recente passato populista, è costretto a galleggiare, alla guida di un partito che ormai contiene tutto e il contrario di tutto”, spiega il presidente di Azione mentre sta per arrivare a Montecitorio.
La campagna contiana contro l’aumento delle spese militari è da leggere in questo contesto di disorientamento di “un partito senza alcun ambito valoriale e senza alcuna collocazione geopolitica”. Ma sono le azioni intraprese dal Conte premier che – secondo Richetti – devono essere tenute a mente in questo momento storico.
“Non dimentichiamoci di Metropol-Savoini”
E allora, continua il senatore, “non bisogna dimenticare che Conte era premier quando è stato chiamato a chiarire in Aula sulla questione Metropol-Savoini e che in quell’occasione ha coperto completamente i rapporti di Salvini con la Russia”. Poi c’è la discussa missione umanitaria della Russia a Bergamo durante la fase più critica della pandemia in Italia, che sarebbe stata concordata direttamente dall’ex premier con Putin. “Ben venga qualsiasi aiuto che è arrivato per salvare vite umane, ma all’epoca vennero più militari che medici e ora a posteriori anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori del Pd esprime dei dubbi”, prosegue il ragionamento del cofondatore di Azione. Che rincara la dose sulla Cina e gli accordi della Via della Seta: “All’epoca Conte aveva messo in allarme le cancellerie occidentali con il patto della Via della Seta con i cinesi”.
Gialloverdi contrari all’intervento di Zelensky
Ruggini gialloverdi in un Parlamento che conta una ventina di assenti, contrari all’intervento video del presidente Zelensky. “Sono tutti amici di Putin e populisti, ancora oggi noi non possiamo avere il protagonismo in Parlamento di personaggi che appartengono a forze estremistiche, Azione nasce perché anche in Italia serve un’alleanza tra moderati, popolari e socialisti riformisti sulla base di quello che è accaduto nel Parlamento Europeo e della coalizione che sostiene Ursula Von der Leyen”. È la cosiddetta “alleanza Ursula” che isolerebbe populisti e sovranisti spaesati dopo la crisi tra Russia e Ucraina. E per Richetti non bisogna dimenticare nemmeno la storia di Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, riposizionato sull’atlantismo. “Con Mario Draghi adesso siamo in sicurezza per quanto riguarda la nostra collocazione internazionale, ma ricordo che anche l’attuale ministro Di Maio è stato eletto al grido di ‘usciamo dall’Europa!’”, conclude Richetti.