La Serie A di nuovo su Sky a partire da agosto, non solo con la formula attuale delle tre partite in condivisione per ogni fine settimana, tra l’altro spesso pescate tra le meno appetibili del programma, ma strutturalmente così come gli appassionati italiani si erano abituati nell’ultimo decennio. Dopo mesi di guerra commerciale nemmeno troppo fredda, ora l’ipotesi sta tornando sul tavolo con concretezza perché i conti dell’affare non tornano a partire da quelli dei due partner che nella scorsa estate si sono lanciati nell’assalto ai diritti tv del pallone.
Una convergenza di necessità
Per ora, secondo i rumors, non ci sono incontri o bozze fissate ma il convergere di una serie di necessità. DAZN, la OTT tedesca che ha scalzato Sky, è alle prese con le difficoltà a raggiungere un numero adeguato di abbonati nonostante le offerte promozionali che continua a sfornare, l’ultima in ordine di tempo lo sconto del 50% per la Festa del Papà. TIM, partner esclusivo da 340 milioni di euro a stagione garantiti, ha già fatto sapere di volere un forte ribasso perché considera DAZN inadempiente causa problemi tecnologici a inizio anno (mai in realtà pienamente risolti) e per la questione della concurrency su cui la OTT è stata stoppata dall’Agcom nel tentativo di cancellare da subito la possibilità di fruizione condivisa del singolo account, prevista dal contratto stesso. Una vicenda destinata a finire in Tribunale a meno che non si trovi prima un’intesa complessiva sulle due annate rimanenti di un pacchetto che proseguirà fino al 2024.
Gli intoppi di TIM
La pietra tombale sull’idea che TIM possa cambiare idea a proposito del fallimentare investimento sulla Serie A è stata la relazione dei sindaci revisori dell’azienda di telecomunicazioni, pubblicata lo scorso 17 marzo. “Le analisi del Collegio hanno condotto ad appurare che, in ragione di alcuni specifici impegni contrattuali e di alcuni fenomeni che hanno impedito il raggiungimento del numero di abbonati previsto dal piano di investimento originario, non si prevede che il contratto possa consentire di raggiungere il punto di “break-even” del triennio e la copertura dei costi attraverso i ricavi” si legge a pagina 9 del documento. Non solo: “Dalle prime analisi condotte dalla funzione Internal Audit risulterebbe una non adeguatezza dei flussi informativi verso gli organi decisori e una conseguente anomalia nei processi decisionali in sede di approvazione del progetto”.
Sky potrebbe entrare con una sub-licenza
E qui entra in gioco Sky. L’emittente satellitare non è crollata nonostante l’addio alla posizione di forza sulla Serie A: ha perso un certo numero di abbonati (mezzo milione la stima), ma si è alleggerita anche di tanti costi. Avrebbe, però, interesse a entrare con una sub-licenza così da poter tornare ad offrire ai suoi appassionati un pacchetto completo. Soluzione che potrebbe non dispiacere nemmeno in Lega Serie A dove tanti sono, come minimo, perplessi davanti al balletto degli ascolti, che DAZN rileva in autonomia con Nielsen (prassi bocciata da Agcom) e che risultano nettamente superiore rispetto a quelli fotografati da Auditel secondo i quali c’è stato un crollo nell’audience complessiva che non può non preoccupare in vista del prossimo bando, quello per il triennio 2024-2027.
Rivoluzione streaming fallita in parte
Ecco perché l’ipotesi che il campionato torni su Sky Sport non è più da scartare. Anzi. Le prossime settimane saranno decisive anche perché gli attori in campo devono fare i programmi per la prossima stagione. I tifosi attendono e assistono impotenti. La rivoluzione dello streaming ha fallito in parte la sua mission, la certezza è che ad agosto DAZN costerà molto più di quanto sia costata fin qui ma non garantirà una qualità diversa da quella attuale. La fuga su Sky, insomma, potrebbe non dispiacere nemmeno agli abbonati.