La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina ha rimesso l’Algeria al centro degli interessi geopolitici europei. Soprattutto italiani. In un momento in cui governi e cancellerie occidentali si affannano a cercare fonti alternative per ridurre la dipendenza dal gas russo, è normale che paesi produttori di idrocarburi si ritrovino corteggiati da più parti. Nel caso algerino, però, sono in corso attriti rilevanti con la Spagna – dovuti a questioni politiche regionali – di cui l’Italia potrebbe in un certo senso approfittare.
La questione Sahrawi
Il pomo della discordia fra Madrid e Algeri è la disputa sul Sahara Occidentale, ex colonia spagnola contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario, ombrello politico del popolo Sahrawi che nel 1976 ha proclamato la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi. Il Marocco, dal canto suo, non ha mai riconosciuto l’indipendenza di questo territorio, mentre l’Algeria ha spalleggiato per decenni il Polisario (ospitando anche una parte della sua leadership in esilio).
In questo quadro, la Spagna degli ultimi anni ha adottato una posizione apertamente più vicina alle istanze di Rabat – al pari di quanto fatto dagli Usa già dai tempi di Donald Trump – provocando un raffreddamento delle relazioni con Algeri. In altri termini, Madrid ha iniziato a sostenere l’ipotesi che l’assorbimento della regione nel Marocco – con forme di autonomia ancora da stabilire – come la soluzione più logica e naturale, mentre l’Algeria continua a sostenere le istanze indipendentiste.
Il gas algerino
L’Algeria è una delle principali fonti di gas per la Spagna, rifornita tramite il gasdotto Medgaz che collega direttamente i due Paesi senza passare per il Marocco. Madrid importa circa il 45% del suo fabbisogno di gas da Algeri. Il resto viene invece coperto da altre fonti come Stati Uniti (15%) e Nigeria (11%). Il 21 marzo scorso, il quotidiano spagnolo El Mundo ha reso noto che Algeri, come ritorsione per il “cambio di fronte” di Madrid sul dossier Sahrawi, potrebbe aumentare i prezzi del gas alla Spagna fino al 2024.
Al netto delle indiscrezioni, tuttavia, esistono dei contratti in essere tra Madrid e Algeri, nei quali sono esplicitati durata, budget e portata delle forniture. L’ex ministro dell’Energia algerino, Abdelmajid Attar, ha detto ai microfoni di Agenzia Nova, che l’Algeria adotta una politica energetica basata “sul principio del rispetto dei suoi impegni e dei suoi contratti con i suoi partner”. Le tensioni, in ogni caso, sono evidenti e durature. Basti pensare che già a novembre scorso l’Algeria ha interrotto – a seguito del mancato rinnovo di un accordo ventennale – le forniture di gas alla Spagna tramite il gasdotto Maghreb-Europa (che passa attraverso il territorio marocchino). All’epoca anche la compagnia energetica statale algerina, Sonatrach, ha interrotto ogni partnership con l’omologa marocchina Onee.
Un’occasione per l’Italia
E l’Italia quale ruolo gioca in questa situazione? Come chiarito dal premier Mario Draghi e dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento è in questo momento uno dei pilastri della politica estera di Roma. L’Algeria attualmente è il secondo fornitore dell’Italia (immediatamente dopo la Russia), il cui gas viaggia tramite il gasdotto Transmed.
L’infrastruttura – lunga 2.000 chilometri – collega l’Algeria all’Italia attraverso la Tunisia, approdando a Mazara del Vallo. Sia Roma che Madrid – con auspici favorevoli anche da Washington – premono perché Algeri aumenti le forniture di gas per mitigare la crisi energetica e l’andamento dei prezzi. Nel corso di un tour diplomatico nella regione, il sottosegretario di Stato americano Wendy Sherman avrebbe persino chiesto alle autorità di Algeri di riconsiderare la decisione sul gasdotto Maghreb-Europa, per riportare ai livelli precedenti le esportazioni verso la Spagna. Stando alle indiscrezioni pubblicate dalla stampa locale, Sherman avrebbe ricevuto un cordiale ma secco diniego.
A soli quattro giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, il ministro Di Maio e l’ad di Eni Claudio Descalzi sono stati in visita ad Algeri, prima di far tappa in Congo e Angola, in un tour volto a rafforzare la partnership energetica fra Roma e gli interlocutori del continente africano. “L’Algeria sosterrà l’Italia nelle forniture di gas”, dichiarava Di Maio di ritorno dalla missione. Le cifre reali del possibile aumento di gas algerino non sono ancora state divulgate in via ufficiale, ma stando alle prime indiscrezioni si parla di 1,5-2 miliardi di metri cubi l’anno in più. Ben poca cosa, se si considera che qualora la Russia – in un moto di autolesionismo – decidesse di chiudere i rubinetti, l’Italia avrebbe bisogno subito di 29 miliardi di metri cubi l’anno in più per coprire il suo fabbisogno energetico.
Trattative energetiche
La trattativa – come dimostra l’ufficiosità dei numeri – sembra ancora aperta, soprattutto per quello che riguarda i contratti. Secondo quanto osserva Rinnovabili – sito specializzato su questioni energetiche – l’Italia vorrebbe acquistare il gas aggiuntivo alle condizioni attuali, mentre Algeri – approfittando della situazione – vorrebbe rinegoziare completamente i termini contrattuali. Al momento le compagnie italiane con contratti in essere per il gas algerino sono tre: Eni, Enel e Edison.
Dal punto di vista politico, si può dire che le frizioni tra Spagna e Algeria abbiano in parte fornito all’Italia una buona apertura in cui incunearsi. Nella disputa sul Polisario, anche Roma ha la sua posizione. Sempre secondo quanto riferisce El Mundo – citando fonti ufficiali – l’Italia ha espresso “sostegno al ruolo dell’Algeria e al suo impegno nel quadro dell’Onu con il Sahara occidentale”. Una dichiarazione politica che non solo rende più vicina l’Algeria, ma anche le sue riserve energetiche.