Inno e bandiera sono salvi, l’onore dell’Italia anche. Sperando che i Giochi si svolgano davvero (dibattito apertissimo in Giappone come True Sports ha testimoniato lo scorso 22 gennaio) e che i nostri atleti, rivestiti di tricolore, non ci facciano pentire dello sforzo fatto. La firma in extremis del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul decreto che restituisce autonomia al Coni, ultimo atto prima di salire al Colle per dimettersi, ha evitato all’Italia una figuraccia colossale. Mai eravamo stati a un passo dalla sospensione dal consesso delle 205 nazioni che compongono il Comitato Olimpico Internazionale come questa volta, anche se i diretti interessati pare non se ne fossero accorti.
La dichiarazione prontamente dettata dal Ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, ha lasciato perplessi molti tra Roma e Losanna: “Per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l’Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio”. In realtà il provvedimento era già scritto e pronto per la ratifica del Comitato Esecutivo del 27 gennaio, ma è inutile provare a convincere la politica italiana di essere stata sull’orlo del burrone, visto che i warning arrivavano da mesi e venivano regolarmente ignorati fino alla firma in extremis.
Molto più interessante concentrarsi sugli effetti pratici della conversione di Conte sulla strada dell’autonomia del Coni. Oltre al bando di tricolore e inno di Mameli, infatti, l’Italia rischiava di complicarsi la vita verso i Giochi del 2026 assegnati a Milano-Cortina. In gioco oltre un miliardo di euro di finanziamenti garantiti dal CIO a copertura del 75% delle spese previste nel dossier italiano per infrastrutture e costi operativi. Una partita da 1,3 miliardi di euro che si sarebbe potuta recuperare ai supplementari nei prossimi mesi, ma che certamente avrebbe aggiunto un problema concreto al comitato organizzatore già alle prese, come tutto il mondo dello sport, con i vuoti lasciati dalla crisi pandemica che sta devastando il mondo dello sport. Col suo autografo Giuseppe Conte ha messo al riparo un miliardo di euro e in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Va bene l’orgoglio, ma la cassa non pesa meno…