Jean Luc Melenchon è un candidato francese alle presidenziali 2022 che, uscito nel 2008 dal Partito Socialista, ha deciso di fondare un suo partito.
Chi è Jean Luc Melenchon
Jean Luc Melenchon, 70 anni, è un politico di estrema sinistra francese che stando ai sondaggi potrebbe giocarsi l’arrivo al ballottaggio alle presidenziali francesi 2022 (anche se Marine Le Pen continua ad essere data per favorita). Melenchon guida attualmente la formazione La France Insoumise (La Francia indomita) che è in terza posizione nei sondaggi e spera di poter insidiare Emmanuel Macron all’Eliseo. Deputato uscente, si è candidato alle presidenziali anche nel 2017 raccogliendo il 19,58% dei voti comunque non sufficienti per accedere al ballottaggio.
La divisione tra Melenchon e la sinistra
Prima che partisse la campagna elettorale, vi sono stati tentativi anche da parte dei socialisti e della sinistra in generale di riunirsi intorno ad un unico candidato. Melenchon però ha rifiutato, ed ora forse potrebbe raccogliere i frutti di questo suo “rischio” con la speranza di agguantare il ballottaggio.
Le promesse ai francesi
Melenchon ha promesso ai suoi elettori una settimana lavorativa di 32 ore e il ritorno all’età pensionabile a 60 anni. L’ex senatore ed ex ministro, inoltre, punta a fare una legge di emergenza sociale per aumentare a 1400 euro al mese il salario minimo, e mettere un tetto alle disparità salariali tra dipendenti e Ceo di una azienda. Altro suo obiettivo elettorale è portare la tassazione sui capital gain allo stesso livello di quella sui redditi.
É anche un sostenitore dei diritti degli animali e si è detto ambientalista.
Le posizioni di politica estera
Melenchon è un ammiratore di Fidel Castro e del socialismo marxista, e non ha mai nascosto posizioni di politica estera molto distanti da quelle di Emmanuel Macron. Tra queste, ad esempio, si è schierato contro il boicottaggio della Cina ai giochi olimpici di Pechino 2008 (affermando, al contempo, di non essere un sostenitore del regime cinese) ma si è anche schierato contro la guerra in Siria e detto contrario ai bombardamenti in Libia.
Dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, si è detto contrario alle sanzioni europee contro la Russia e, dichiarandosi anti-atlantista, è favorevole a discutere una uscita dalla Nato della Francia e si è dichiarato a favore dei palestinesi contro Israele. È favorevole anche alla nazionalizzazione delle industrie minacciate dalle crisi e si è sempre detto favorevole alla promozione della laicità dello stato. Si è inoltre definito un euroscettico moderato, sostenitore della necessità di molte riforme all’interno dell’Unione Europea.