I “venti” politici sono come gli scandali giudiziari: non contano niente, non valgono niente per il quadro politico interno. Mi spiego.
Un “nuovo vento di destra”?
L’altra settimana Matteo Salvini si è congratulato con Viktor Orbàn per aver stravinto le elezioni in Ungheria. Oggi si congratula con Marine Le Pen per aver fatto un gran risultato alle elezioni per le presidenziali in Francia. Iniziano ad apparire, qui e là, una serie di articoli sul “nuovo vento di destra” che spira in Europa. E’ una vecchia tendenza, quella di guardare quello che succede negli altri Paesi e provare a pensare che verrà replicata anche in Italia. E’ vero: qualche volta è successo. Come nelle proteste dei giovani in Francia, che sono diventate il ’68 italiano. Ma là c’era un problema generazionale condiviso e largo, qui invece si parla di leader politici singoli, non portatori di alcuna rivoluzione.
Orbàn e Le Pen parlano ognuno al proprio elettorato, che ha quei problemi e quelle aspettative. Tanto quanto la sinistra italiana faceva male a stupirsi di quando Orbàn agiva contro l’Italia (Salvini era ministro dell’Interno), tanto fa male oggi Salvini a pensare che grazie a Orban e Le Pen ci siano più chances per lui e Giorgia Meloni. E’ proprio vero il contrario: soprattutto oggi che non esiste più una piattaforma comune di rivendicazioni e che soprattutto a destra non esiste neppure più una piattaforma comune di valori, a livello internazionale, non esistono i “venti”. Salvini decida invece con Meloni (perché con Berlusconi è assai più facile) quale deve essere la piattaforma economica del prossimo governo di centrodestra: statalista? Liberale? Che cosa facciamo con le aziende dello Stato? Che cosa facciamo con la Rai? Ecco, quello sarebbe un vento nuovo. Non quelli che spirano da est e da ovest.