“Alla Procura di Milano ci sono sempre stati dei magistrati che hanno svolto la carriera in quegli uffici. Penso a Francesco Greco, a Bruti Liberati, a Gerardo D’Ambrosio fino a Francesco Saverio Borrelli. Questo era il trend milanese”.
Luca Palamara commenta entusiasta la nomina a capo della Procura di Milano di Marcello Viola: “Si inserisce nell’ottica di un nome che non ha svolto la carriera negli uffici giudiziari di Milano. Un vero cambiamento”.
“Un magistrato dal curriculum importante”
Una ventata di novità rispetto al “sistema” che Palamara e il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, raccontano e denunciano nel libro “Lobby e Legge”, presentato lo scorso 4 aprile a Direzione Nord. “Ce l’ha fatta un magistrato con un curriculum importante che non era inserito negli uffici milanesi”.
Le tensioni degli ultimi anni e la “loggia Ungheria”
Stanze che, negli ultimi anni, hanno vissuto forti scontri e tensioni, non solo interni. Nella Procura più produttiva d’Italia, capace anche di indirizzare le scelte della politica, l’ex procuratore capo Francesco Greco, che a novembre del 2021 aveva annunciato le sue dimissioni, era contestato da gran parte dei magistrati. 56 su 64 lo avevano sconfessato in una lettera esprimendo contrarietà alle sue iniziative. Greco, dal canto suo, aveva risposto accusando di slealtà uno dei pubblici ministeri, Paolo Storari. Al centro degli scontri, diventati di rilevanza nazionale visto il peso del Palazzo di Giustizia milanese, i verbali di un interrogatorio, nell’ambito di un processo contro Eni, finiti nelle mani del Csm. E alla base del cosiddetto caso “Amara” – dal nome dell’ex consulente legale di Eni, fautore del “sistema Siracusa”, una vasta rete di relazioni, soprattutto all’interno del tribunale, che lo avrebbe aiutato, nel tempo, a indirizzare indagini e sentenze e a fare pressione sui politici siciliani – e della loggia “Ungheria”. Una sorta di nuova P2 a cui avrebbero preso parte diversi magistrati.
Si chiude un’era
“Fatti e vicende – aggiunge Palamara – che in qualche modo hanno riproposto il tema della conflittualità interna e hanno riproposto quanto accaduto trent’anni fa”. Insomma, l’arrivo di Viola, nel trentennale di Mani Pulite, sembra chiudere un grosso capitolo storico per la Procura. Aggiunge Palamara: “La mancata nomina di Maurizio Romanelli, quindi di un magistrato interno, è un significativo cambiamento”.