di Fabio Massa
Qualche partigiano dell’ANPI avrà avuto un figlio o un nipote commercialista? Oppure un revisore dei conti? O un contabile, ex combattente? O ci sarà magari un giovane bocconiano idealista? O uno qualunque che abbia visto una volta in vita sua un bilancio? Così, a prima vista pare proprio di no.
Conti non in ordine
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia non risulta avere bilanci esattamente “in ordine”, almeno a guardare il suo sito internet. Dove per “non in ordine” significa non che siano in rosso, ma proprio che sono disordinati, senza voci, senza un filo logico neppure esile. Roba che una massaia con la calcolatrice e un taccuino con la matita fa di meglio, e mettendoci pure poco. Certo, qualcosa si capisce – e più in basso faremo i conti della serva all’ANPI, che prevede di aumentare ricavi e spese dagli attuali 700mila euro circa fino a un milione e 200mila euro circa. Ma nulla è certo, perché nulla è scritto chiaramente.
Eppure, come ha potuto verificare true-news.it, una sezione “amministrazione trasparente” c’è. Con tanto di precisazione che si tratta di un obbligo di legge: quello della legge 4 agosto 2017 che impone di rendere pubblici i contributi economici ricevuti dalle pubbliche amministrazioni. Il problema è che oltre alla sezione, c’è poco altro. Quattro file pdf. Il primo è del 2018. Racconta che l’ANPI ha ricevuto dal Ministero della Difesa 100mila euro per la realizzazione di quattro “eventi”: il 70esimo della costituzione italiana, le celebrazioni del 25 aprile 2018, il seminario sulle case della memoria e il forum europeo per il contrasto a neo-nazifascismo, xenofobia e razzismo.
Le dichiarazioni agli eventi
In questo forum Gianfranco Pagliarulo diceva queste parole: “In particolare nell’est Europa alcuni governi – penso per esempio alla Polonia, all’Ungheria, all’Ucraina di Kiev – cancellano diritti politici, civili e sociali, negano la memoria antifascista, minimizzano o rimuovono i crimini dei nazisti e in qualche caso esaltano i collaborazionisti, nascondono il valore delle forze che hanno combattuto e vinto contro l’occupazione nazifascista”.
“In Italia” – prosegue Pagliarulo “nelle elezioni del marzo 2018 hanno prevalso due forze, come si dice, populiste. La prima, il Movimento5Stelle, senza una chiara connotazione ideologica, la seconda, la Lega, oggi in crescita, con una sempre più marcata caratterizzazione di estrema destra, spesso contigua con quella dei neofascisti, portatrice, assieme ad altre forze di destra, dell’idea del cosiddetto ‘sovranismo’“.
Conti che non tornano
A rileggerle oggi, queste parole su Kiev, si capisce molto. Ma torniamo ai conti.
Sempre nel 2018 l’ANPI prende i soldi del 5 per mille di due anni prima: 250.302,95 euro.
Nel 2019 sono registrati due contributi. Il primo è del “solito” ministero della difesa: 95mila euro come “quota contributo alle associazioni combattentistiche”. Tre progetti: il 25 aprile, il restauro di cippi e lapidi della Resistenza e l’inventariazione dell’archivio dell’ANPI nazionale. Non si capisce però quanto sia stato speso per ogni singolo progetto. Il secondo contributo è il 5 per mille, riferito al 2017: 222.049,79 euro.
Nel 2020 il ministero della Difesa non versa nulla, ma in compenso il ministero del Lavoro versa il 5 per mille di due anni: il 2018 e il 2019. Ovvero 221.259,18 da sommarsi a 255.360,38.
Fin qui, tutto poco interessante.
Un preventivo misterioso
Ma l’ultimo documento, che riportiamo qui, è invece curioso. Il Ministero della Difesa torna a dare la sua quota del 2020 (97mila euro) per il 25 aprile, per il restauro dei cippi (dove? in quali comuni? non si sa) e per un convegno sull’entrata in guerra dell’Italia.
E poi anche del 2021, altri 99mila euro, per un altro 25 aprile, altri cippi, un archivio nazionale delle video testimonianze dei combattenti e un ciclo di conferenze negli atenei con tanto di Convegno Nazionale all’Università di Padova. Poi c’è il 5 per mille: 240.961,24 euro. Ma c’è una seconda pagina. E qui si riesce a penetrare un po’ la cortina di opacità.
Nel 2022 infatti (giacché il file contiene i contributi erogati in tutto il 2021, quindi è successivo) l’ANPI decide di fare un preventivo per il 2021 (che però dovrebbe essersi chiuso: che senso ha prevedere le spese di un anno che si può consuntivare? chissà) e anche un preventivo per il 2022. Ad esempio prevede di spendere 25mila euro in gadget nel 2021 e 30mila nel 2022. Prevede di spendere 90mila euro per le manifestazioni nazionali e internazionali.
Patria Indipendente
E ipotizza anche un bel balzo dei costi del giornale Patria Indipendente, il bisettimanale il cui direttore editoriale è il solito Gianfranco Pagliarulo ma la cui direttrice responsabile è Natalia Marino (figlia di Emanuele Valerio Marino, regista, storico e direttore dell’Istituto Luce dal 1966). Patria Indipendente, secondo l’ANPI, dovrebbe passare dai 40mila euro di costo del 2021 ai 135mila euro del 2022.
Stabili invece le spese per il personale dipendente (120mila l’anno). Come si diceva, il bilancio lascia molto a desiderare: non ci sono dettagli, non c’è spiegazione, niente di niente. Si scopre però che per il 17esimo congresso si prevede di spendere 320.360 euro nel 2021 e pure 459.961 euro nel 2022 (ovviamente sarà il 18esimo congresso, anche se non specificato). Totale spese nel 2021? Ben 840.360 euro. Totale spese nel 2022? Si supera il milione: 1.103.961,00.
E come si coprono i costi? Il tesseramento dovrebbe balzare da 360mila a 450mila euro. I soliti contributi dei progetti dal Ministero della Difesa sempre di poco sotto i 100mila (95mila e 99mila), mentre un bel gruzzolo si prevede che arrivi dal 5 per mille, che dovrebbe crescere fino a 320mila nel 2021 e a 360mila euro nel 2022 (competenze 2019-2020). Insomma, bilanci in ordine. Forse. Perché di consuntivato non c’è nulla. Alla faccia dell’amministrazione trasparente.