All’indomani del confronto televisivo tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, Matteo Salvini, e più in generale i populisti europei, sono avvisati. Trasformarsi da ruspanti leader di rottura a politici di ordine e moderazione non è semplice. Come nel caso Le Pen, non è affatto garantito il ritorno dei consensi moderati. A parità di offerta, gli elettori preferiscono premiare “l’originale” (nel caso francese Macron) che non la copia riadattata ad un ruolo distante dai suoi ideali. Il divario elettorale che separa Macron e Le Pen sembra destinato ad aumentare ulteriormente in favore dell’attuale presidente in carica.
Il commento dei medi al duello
Le Monde ha definito Macron un “boa constrictor” mentre ha scritto di Le Pen che non è stata in grado di “prendere il controllo della situazione per quasi tre ore di discussione”. Se al termine del primo turno elettorale la leader del fu Front National aveva racimolato il 23,15% dei consensi a fronte del 27,85% ottenuti dal presidente in carica, con la speranza di attirare i voti dei delusi calamitati da Mélenchon, il confronto televisivo ha probabilmente stroncato la rincorsa di madame Marine.
Gilles Paris ha scritto sempre su Le Monde che Macron potrebbe raggiungere la vittoria alle elezioni presidenziali, “semplicemente perché molti elettori lo detestano meno di Marine Le Pen”. Kim Willshere sul Guardian ha incoronato Macron vincitore del dibattito televisivo, confermando la maggiore sicurezza mostrata dall’attuale capo dell’Eliseo.
Temi e stile
Scendendo più nel dettaglio, i candidati si sono confrontati sulla crisi ucraina, sull’economia (tasto dolente di Le Pen nel confronto di cinque anni fa), sui prezzi dell’energia. E ancora: sul futuro dell’Europa, sul riscaldamento globale, ma anche su scuola e immigrazione. Macron ha fatto notare che il dibattito era “più disciplinato” rispetto a quello andato in scena cinque anni fa. Questa annotazione ha trovato d’accordo anche Le Pen: “Sì, è vero. Si vede che stiamo invecchiando”. D’altronde la Francia ha bisogno di stabilità e sicurezza, e dunque sono finite in archivio le continue interruzioni, i toni aggressivi e i sorrisetti ironici. Non sono però mancate entrate a gamba tesa da parte di entrambi.
Nel recente passato Le Pen era solita attirare l’attenzione dell’opinione pubblica grazie ad uno stile comunicativo ruspante e martellante, utilizzato con sagacia per colpire a raffica gli avversari con slogan emblematici dei temi contenuti nel suo arsenale politico. Nell’ultimo dibattito la leader del Rassemblement National ha dato l’impressione di volersi proporre al pubblico come un personaggio più moderato tanto nei toni quanto nelle proposte.
Questa tattica si è resa necessaria per provare a colmare il divario con Macron, in vantaggio con il 55% delle preferenze accreditate contro il 45%. In ogni caso, Le Pen ha sostanzialmente cambiato la sua idea nei confronti dell’Unione Europea, da cui ha ripetuto più volte di non voler uscire, ma di voler riformare.
La “falsa partenza”
Certo è che i media francesi non hanno perdonato la “falsa partenza” di Marine Le Pen, che ha iniziato a parlare ben prima che terminasse la musica di apertura della trasmissione televisiva. Stando all’opinione di molti esperti, questa gaffe avrebbe compromesso l’intera serata della candidata, che non sarebbe più stata in grado di recuperare il ritmo comunicativo.
Dall’altra parte del tavolo Macron, sapendo di essere l’attuale presidente, ha forse esagerato in quanto ad altezzosità. Le braccia incrociate e il mento sulla mano, giusto per fare due esempi, sono apparsi come segnali di arroganza. Questo non avrebbe fatto altro che confermare l’idea che una parte di francesi ha nei suoi confronti, anche se la sensazione è che il capo dell’Eliseo sa che, in vista del ballottaggio finale, diversi elettori preferiranno comunque votare per lui anziché spianare la strada a Le Pen.
Il confronto sui temi
La strategia comunicativa di Le Pen, efficace a parole, fatica moltissimo quando si tratta di trasformare le idee politiche in fatti concreti. Partendo dal tema del potere di acquisto, sul quale la candidata del Rassemblement National ha incentrato gran parte della sua campagna elettorale. Marine ha ripetuto di voler abbassare l’Iva di alcuni prodotti, aumentare gli stipendi e ha persino tirato in ballo l’età della pensione (che Macron vorrebbe sostanzialmente alzare a 65 anni). Macron le ha però fatto notare che attuare questi piani è impossibile a causa della carenza di risorse.
Due parole sul tema Ucraina. Macron ha rinfacciato a Le Pen di essere stato uno dei primi parlamentari a riconoscere il risultato dell’annessione della Crimea da parte della Russia. “L’hai fatto, e lo dico con grande serietà, perché dipendi dal potere russo e dal signor Putin, pochi mesi dopo aver preso un prestito nel 2015 da una banca russa”, ha aggiunto lo stesso Macron.
Accuse su Putin
A quel punto, visibilmente rinchiusa in un angolo, Le Pen ha risposto che all’epoca era “una donna assolutamente e totalmente libera” e che era stata costretta a cercare un prestito estero perché nessuna banca francese avrebbe voluto aiutarla.
Le Pen ha quindi cercato di ribaltare la situazione su Macron, accusandolo di aver corteggiato il leader russo di aver voluto invitarlo in Francia durante il suo mandato, ma con scarso successo. “Ho invitato un leader straniero, non il mio banchiere“, ha ribattuto Macron.