E adesso cosa succede ai processi sportivi sulle plusvalenze fittizie? Domanda che gira per le stanze del calcio italiano dopo la clamorosa sconfitta della Procura della Federcalcio nel primo filone, quello con alla sbarra (sportiva) Juventus, Napoli e altri nove club del nostro pallone. Un ko tecnico totale, reso ancora più duro dalla lettura delle motivazioni con cui i giudici della FIGC hanno smontato senza fare alcuno sconto tutto l’impianto accusatorio della Procura.
Gravina pensa al modello Uefa
La sentenza ha colpito ma non affondato la FIGC, che aveva messo in conto l’ipotesi che non ci potesse essere alcun riscontro in sede giudiziale sul tema e che lavora da mesi a una riforma complessiva di tutta la materia. Il modello che ha in testa il presidente Gabriele Gravina rimanda alle nuove norme della UEFA, quelle che hanno soppiantato il vecchio e ormai desueto Fair Play finanziario, con in più qualche aggiustamento restrittivo. Sempre se la proposta passerà il vaglio di un Consiglio in cui la Serie A continua a essere minoranza non silenziosa.
Cosa accadrà ora a tutte le carte i giro per l’Italia?
A far discutere, però, è cosa accadrà ora a tutte le carte in giro per l’Italia prodotte da inchieste nate dall’indagine conoscitiva chiesta proprio dalla FIGC alla Covisoc, l’organo di controllo dei conti. Quelle di Torino e sugli altri club tirato dentro a catena saranno vagliate anche in sede di appello, perché il procuratore Chine’ ha deciso di andare avanti per cercare di ribaltare la sconfitta in primo grado. A breve sarà anche il turno della documentazione di Milano che riguarda l’Inter (il Milan è risultato virtuoso al check degli investigatori della Procura della Repubblica). Cosa farà Chine’? Deferimento e processo, anche a costo di un nuovo ko, oppure prudente ritirata?
Chinè si trova in un vicolo cieco
Come noto l’ufficio della Procura FIGC non ha alcun rapporto di dipendenza dalla presidenza, che pure lo nomina. Gravina si è affrettato più volte a spiegare che l’indagine sulle plusvalenze era stata fatta per dare una base numerica alla riforma, consapevoli della pericolosità di un sistema retto da operazioni di carta. Ne è uscito un processo che ha leso l’immagine già traballante del calcio italiano e da questo una sentenza che ha cancellato per sempre la possibilità di indagare sulle operazioni sospette. Andare avanti rischia solo di peggiorare la situazione, ma il vicolo in cui si trova Chine’ con i suoi collaboratori appare cieco.